In Pensione https://www.inpensione.it Mon, 12 Nov 2018 06:51:57 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.1 Pensioni e quattordicesima nel 2019: a chi spetta https://www.inpensione.it/quattordicesima/pensioni-e-quattordicesima-nel-2019-a-chi-spetta_590.html Mon, 12 Nov 2018 08:00:59 +0000 https://www.inpensione.it/?p=590 Quattordicesima

La quattordicesima sulle pensioni è qualcosa che non tocca a tutti, e ogni anno si vanno a vedere quali sono i requisiti per poter avere o meno l’introito in più sulla propria pensione. In questo periodo finale dell’anno, viste le numerose novità che stanno venendo fuori in merito alla riforma sulle pensioni, non possiamo che […]

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Quattordicesima

La quattordicesima sulle pensioni è qualcosa che non tocca a tutti, e ogni anno si vanno a vedere quali sono i requisiti per poter avere o meno l’introito in più sulla propria pensione. In questo periodo finale dell’anno, viste le numerose novità che stanno venendo fuori in merito alla riforma sulle pensioni, non possiamo che andare a spiegare come cambierà la quattordicesima nel 2019 in merito ai trattamenti pensionistici che la prevedono.

Pensioni e quattordicesima 2019: a chi spetta

Sappiamo che la quattordicesima è una mensilità aggiuntiva di cui alcune categorie di pensionati beneficiano durante l’anno, oltre alla classica tredicesima che viene percepita nel mese di dicembre. Il momento dell’anno in cui si riscuote la quattordicesima non è uguale per tutti, ma varia in base alla categoria degli ex lavoratori. Tale compenso non spetta a tutti i tipi di lavoratori, e all’interno degli stessi, non si applica a tutti i tipi di pensione. Vediamo quali sono tali specifiche:

  • Tipi di lavoratori: la quattordicesima sulla pensione spetta ai lavoratori e ai dirigenti del settore commercio, ma non ai metalmeccanici e ai dirigenti industriali.
  • Tipi di pensione: godono di questo trattamento le pensioni d’invalidità, di vecchiaia, quelle anticipate, quelle spettanti ai superstiti e infine le pensioni per inabilità e invalidità.

Grazie ad una modifica che è stata introdotta nell’anno passato, la platea di pensionati che potrà accedere alla corresponsione della quattordicesima mensilità si è ampliata. Ecco quali requisiti servono dunque, ad oggi (salvo novità dell’ultimo minuto nella prossima riforma), per avere tale mensilità sulla pensione. Tenendo presente sempre le specifiche anticipate in precedenza, potranno godere della quattordicesima tutte le persone che avranno da 64 anni in su (ovvero nati prima del 1° gennaio 1954) e un reddito che non sia superiore a 13.049,14 euro.

Pensioni e quattordicesima 2019: quanto spetta in media

Salvo cambiamenti (che sono spesso in continuo sviluppo), la quattordicesima sulle pensioni varia in base al periodo di contribuzione. Ecco in media quanto riceveranno i pensionati come assegno.

336 euro per coloro che abbiano versato 15 anni di contributi, 18 se stiamo parlando di lavoratori autonomi.

420 euro se si sono versati da 16 a 25 anni di contributi, da 19 a 28 se si tratta di un lavoratore autonomo.

504 euro per chi ha versato oltre 25 anni di contributi, 28 nel caso degli autonomi.

Stando alle ultime notizie, nel 2019 sarà confermato l’aumento della mensilità aggiuntiva per le pensioni da 504 euro, che andranno ad essere da 584 a 600 euro. Tale modifica era avvenuta già a partire dal 2017, e quindi anche quest’anno diverse pensioni hanno visto tale aumento.

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Pensione anticipata 2019: deroghe alla legge Fornero https://www.inpensione.it/pensione-anticipata/pensione-anticipata-2019-deroghe_553.html Fri, 09 Nov 2018 06:49:45 +0000 https://www.inpensione.it/?p=553 Pensione anticipata

La pensione anticipata avrà delle variazioni rispetto al passato se andrà in porto la riforma. Una delle cose che non sono ancora chiare, è se la rivoluzione in questo senso sarà totale, o se vi saranno delle deroghe per poter uscire dal lavoro senza i contributi minimi versati. Vediamo quali novità sono emerse nelle ultime […]

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Pensione anticipata

La pensione anticipata avrà delle variazioni rispetto al passato se andrà in porto la riforma. Una delle cose che non sono ancora chiare, è se la rivoluzione in questo senso sarà totale, o se vi saranno delle deroghe per poter uscire dal lavoro senza i contributi minimi versati. Vediamo quali novità sono emerse nelle ultime ore, per vedere di capire qualche cosa in più su quanto sta accadendo intorno a questo preciso argomento.

Pensione anticipata 2019 con 15 anni di contributi

La pensione anticipata prevede almeno 20 anni di contributi versati, quindi apparentemente il titolo del paragrafo ci dice che non si avrebbero i requisiti per poterla chiedere. In realtà, questo non è propriamente vero, perché anche se si hanno 15, 16 o 18 anni di contributi versati, si potrebbe comunque accedere alla pensione anticipata sfruttando la deroga Amato e l’opzione contributiva Dini. Per chi non le conoscesse, spieghiamo cosa sono.

Pensione anticipata 2019 con deroga Amato

Ecco le tre deroghe che possono darci l’opportunità di accedere alla pensione anticipata:

La prima deroga Amato: serviranno almeno 15 anni di contributi versato prima del 31/12/1992. A beneficiare della deroga saranno coloro che sono iscritti al Fondo lavoratori dipendenti o alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi. Lavoratori appartenenti ad enti come l’Inps, ex Inpdap, ex Enpals, ex Inpost.

La seconda deroga Amato: in questo caso per accedere alla pensione anticipata, servono 15 anni di contributi prima del 31/12/1992 e prima di tale data avere l’autorizzazione al versamento dei contributi volontari.

La terza deroga Amato: questa vale solo per i lavoratori dipendenti che siano iscritti all’assicurazione generale obbligatoria o ad un fondo sostitutivo o esonerativo della stessa. L’accesso è però vincolato da alcuni requisiti.

  • Aver versato almeno 25 anni di anzianità contributiva, vuol dire che il primo anno di contributi deve essere 25 anni prima di aver maturato il diritto per la pensione di vecchiaia.
  • Bisogna possedere almeno 15 anni di contribuzione effettiva che sia derivante da lavoro, in questo calcolo non possono essere conteggiati contributi figurativi, da riscatto o volontari. Inoltre, tali contributi devono essere stati versati nell’ assicurazione generale obbligatoria oppure in un fondo sostitutivo o esonerativo
  • Dei 25 anni di versamento, almeno 10 devono essere stati lavorati in maniera discontinua, più precisamente per periodi inferiori alle 52 settimane. Gli anni lavorati interamente come part time non sono considerati, mentre valgono quelli interamente coperti da contribuzione. Questo se non sono stati interamente lavorati, perché ad esempio hanno avuto un periodo di disoccupazione indennizzata.

Pensione anticipata sfruttando la deroga Dini

È possibile accedere alla pensione anticipata anche sfruttando quella che è la deroga Dini. In pratica, con 15 anni di contributi e con una penalizzazione della pensione che sarà calcolata interamente con l’opzione contributiva.

I requisiti per poter accedere a questa opzione sono:

  • Avere almeno 18 anni di contributi versati.
  • Bisogna aver versato almeno un anno di contributi prima del 31 dicembre 1995.
  • Aver maturato almeno 5 anni di contributi dopo il 1996.

Questo è quanto potrebbe essere possibile dal 2019 se entra scena la riforma delle pensioni senza ulteriori modifiche. Queste due strade alternative, permetteranno a chi ha i requisiti sopracitati di andare in pensione anticipatamente. Restiamo in attesa di ulteriori sviluppi, che tratteremo nei prossimi articoli dedicati alla pensione anticipata nell’anno venturo.

 

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Pensioni 2019: i due scaglioni della quota 100 https://www.inpensione.it/riforma-pensioni/pensioni-2019-i-due-scaglioni_546.html Tue, 06 Nov 2018 10:03:52 +0000 https://www.inpensione.it/?p=546 Pensioni 2019

Le pensioni 2019 sembra che potranno godere della riforma tanto attesa, e che prevede la Quota 100 con il limite di età a 62 anni. Nonostante i pareri spesso in contrasto con la volontà del governo, al momento la strada che il gruppo cosiddetto “del cambiamento” sta intraprendendo è quella promessa in sede di campagna […]

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Pensioni 2019

Le pensioni 2019 sembra che potranno godere della riforma tanto attesa, e che prevede la Quota 100 con il limite di età a 62 anni. Nonostante i pareri spesso in contrasto con la volontà del governo, al momento la strada che il gruppo cosiddetto “del cambiamento” sta intraprendendo è quella promessa in sede di campagna elettorale. Dunque, andiamo a vedere nello specifico cosa cambia in termini specifici, ma soprattutto perché adesso si parla di due scaglioni.

Infatti, pare che nelle ultime ore sia uscita la notizia per cui il progetto sulla riforma che supererà la legge Fornero sarebbe a lungo termine. Come già avevamo visto in un articolo precedente, la Quota 100 per il Governo non rappresenta un punto di arrivo ma uno di partenza. Dunque, queste informazioni trapelate nelle ultime ore andrebbero a confermare la volontà del gruppo di Governo e dei tecnici di arrivare a risultati ancora più ampi in tema pensioni.

Pensioni 2019: i due scaglioni per accedere alla pensione

Stando a quanto si apprende dalle ultime notizie, la Quota 100 si svilupperà sulla base di un triennio, ovvero 2019-2021. In questi tre anni, si arriverà ad avere almeno due scaglioni sui quali fare i propri calcoli per potersi astenere dal lavoro. Se le cose andranno come previsto, nel 2021 si abbasserà ancora l’età limite per andare in pensione, che scenderebbe al di sotto dei 62 anni.

Il primo scaglione è quello che già si è più volte sentito da quando è entrata in scena la Quota 100. Parliamo della possibilità di andare in pensione se si ha un’età anagrafica di almeno 62 anni e 38 di contributi versati. Questo scaglione sarà già ufficiale e attivo non appena la riforma verrà approvata. Quindi, per le pensioni 2019 si potrà accedere al trattamento sulla base di quattro finestre di uscita. Tali finestre varieranno in base al trimestre in cui si matureranno i requisiti.

Il secondo scaglione arriverà nel 2021, in seguito ad un lavoro importante che dovrà essere fatto nei prossimi tre anni. L’obiettivo è quello di giungere alla fine con la possibilità di poter accedere alla pensione anche ad un’età anagrafica di 60 anni anziché 62. Il progetto è ambizioso ma non impossibile secondo il gruppo di Governo, per cui staremo a vedere l’evolversi della situazione nel prossimo triennio.

Al momento la certezza è nella Quota 100 costituita da 62 anni di età e 38 anni di contributi versati, chiaramente in vigore da quando verrà approvata la manovra finanziaria. La sua validità inizierà a decorrere dal mese di gennaio del 2019.

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Pensioni 2019: come uscire dal lavoro nell’anno venturo https://www.inpensione.it/riforma-pensioni/pensioni-2019-come-uscire-dal-lavoro_532.html Tue, 30 Oct 2018 15:25:38 +0000 https://www.inpensione.it/?p=532 Pensioni 2019

La riforma pensioni 2019 è oramai alle porte. Vi è una schiera di lavoratori che attende con ansia gli andamenti della Manovra Finanziaria. Cosa cambierà dunque dall’anno prossimo in merito alle pensioni? Per scoprire queste informazioni non vi resta che arrivare fino alla fine di questo articolo, nel quale andremo a trattare a tutto tondo […]

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Pensioni 2019

La riforma pensioni 2019 è oramai alle porte. Vi è una schiera di lavoratori che attende con ansia gli andamenti della Manovra Finanziaria. Cosa cambierà dunque dall’anno prossimo in merito alle pensioni? Per scoprire queste informazioni non vi resta che arrivare fino alla fine di questo articolo, nel quale andremo a trattare a tutto tondo l’argomento in questione.

Osserveremo quali saranno tutte le opportunità per andare in pensione, a partire dalla famosa Quota 100 per finire con la Quota 41. Il tutto con tempistiche precise in base all’età, gli anni di contributi e il tipo di lavoratore. Cerchiamo dunque di fare chiarezza su questi punti.

Pensioni 2019: sistemi  per astenersi dal lavoro

Per andare in pensione nel 2019, sarà necessario rispettare determinati requisiti. Come sappiamo si tratta di  elementi che riguardano l’età, gli anni contributivi e determinate tipologie di lavoratori. Entriamo nello specifico per saperne di più. Ecco tutti i casi possibili per accedere alla pensione:

  • Pensione di vecchiaia: tale opzione rimane vincolata al limite di età anagrafica. Saranno necessari 67 anni compiuti. Nel caso di quella anticipata sarà necessario aver versato almeno 43 anni e 3 mesi di contributi nel caso degli uomini, 42 anni e 3 mesi nel caso delle donne.
  • Quota 100 e Opzione Donna: la Quota 100 di cui si è molto parlato, permetterà di lasciare il lavoro dopo aver maturato almeno 38 anni di contributi. Inoltre, sarà necessario aver compiuto almeno 62 anni di età. Per quanto riguarda l’Opzione Donna invece, sono necessari 57 anni di età per le lavoratrici dipendenti e 58 anni per le lavoratrici autonome. Si dovranno considerare in più anche gli adeguamenti sulla base delle aspettative di vita e almeno 35 anni di contributi versati.
  • La Quota 41: tale opzione è quella legata a coloro che sono considerati lavoratori precoci. In pratica, le persone che hanno iniziato a lavorare prima di aver compiuto 18 anni di età. Non solo, essi dovranno aver maturato anche 12 mesi di lavoro prima di aver compiuto la maggiore età. A questa categoria, sarà permesso di andare in pensione con 41 anni e 5 mesi di contributi versati (le 5 mensilità in più sono l’effetto dell’adeguamento sulla base delle aspettative di vita).

La pensione di vecchiaia

C’è da tenere presente anche un ulteriore aspetto che riguarda la pensione di vecchiaia. Sebbene 67 anni sia lo sbarramento che permette di accedere al trattamento pensionistico, non si potrà avere la pensione se non si saranno versati almeno 20 anni di contributi. A coloro che per vari motivi non hanno versato il numero di contributi sufficiente, sarà possibile richiedere un trattamento pensionistico a 71 anni compiuti se avranno versato almeno 5 anni di contributi.

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Pensioni 2019: cos’è la ‘Quota 41’ e come funziona https://www.inpensione.it/riforma-pensioni/pensioni-2019-cose-la-quota-41-e-come-funziona_515.html Tue, 23 Oct 2018 09:16:51 +0000 https://www.inpensione.it/?p=515 Pensioni 2019

La riforma delle pensioni 2019 è oramai quasi al via, ma vi sono ancora delle cose in sospeso molto attese. Una di queste è la cosiddetta ‘Quota 41’. Con questo meccanismo, che altro non è che un’evoluzione di un sistema già presente per i lavoratori precoci, si potrà accedere alla pensione con 41 anni di […]

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Pensioni 2019

La riforma delle pensioni 2019 è oramai quasi al via, ma vi sono ancora delle cose in sospeso molto attese. Una di queste è la cosiddetta ‘Quota 41’. Con questo meccanismo, che altro non è che un’evoluzione di un sistema già presente per i lavoratori precoci, si potrà accedere alla pensione con 41 anni di contributi versati, a prescindere da quella che è l’età anagrafica al momento in cui si raggiunge tale target contributivo.

Anche nel caso dei lavoratori precoci, ovvero coloro che avevano cominciato a versare i contributi prima del compimento della maggiore età, si poteva accedere alla pensione con 41 anni di contributi versati. Cosa cambierebbe ad oggi se venisse attivata la ‘Quota 41’?

Pensioni 2019: la ‘Quota 41’ non per tutti è vantaggiosa

Sebbene siamo di fronte ad una riforma che interessa tutti coloro che raggiungono 41 anni di versamenti dei contributi, è chiaro che il vantaggio non sarà lo stesso per tutti. A beneficiare davvero di questo meccanismo, sono coloro che hanno cominciato a lavorare molto presto, perché arriveranno a godersi il trattamento pensionistico più a lungo. Coloro che si sono affacciati al lavoro in età più tarda, si troveranno ad aver versato 41 anni di contributi oltre 60/65 anni. Tale target di età però, permette già altre finestre di uscita che vi saranno con la Quota 100, ovvero di uscire dal lavoro con 62 anni e 38 anni di contributi versati.

Comunque, per chi invece dovesse puntare alla ‘Quota 41’ perché lavoratore fin dalla tenera età, quali requisiti dovrà soddisfare per potervi accedere? Ecco che entriamo nel dettaglio per scoprire che contribuente bisogna essere per risultare idonei alla ‘Quota 41’.

Pensioni 2019: requisiti per la ‘Quota 41’

I requisiti per i lavoratori precoci, quindi idonei all’accesso alla ‘Quota 41′, sono:

  • Aver versato almeno 12 anni di contributi pria di aver compiuto 19 di età.
  • Nel 2018 l’accesso a tale pensionamento richiedeva 41 anni esatti di contributi versati. Mentre per il 2019, salvo specifiche diverse nella riforma, il tetto salirà a 41 e 5 mesi di contributi versati.

Detto questo, secondo quanto anticipato dalla riforma sulle pensioni 2019 che vedrà la sua partenza a gennaio prossimo, tale possibilità di pensionamento dovrebbe essere estesa a tutte le categorie di lavoratori. Secondo quanto detto dal Governo dovrebbe rimanere il limite di 41 anni di contributi versati, senza limiti in merito all’età anagrafica per accedere alla pensione.

Ad oggi invece, le categorie di lavoratori che sono idonei ad accedere alla ‘Quota 41’ perché rientranti nei due requisiti precedenti sono: addetti a lavori gravosi e usuranti, soggetti con invalidità civile pari o superiore al 74 percento, disoccupati e infine lavoratori caregiver che assistono un familiare (massimo con il secondo grado di parentela) con grave handicap da almeno sei mesi. La persona assistita deve essere convivente con il richiedente.

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Pensioni 2019: le 4 finestre di uscita per la pensione anticipata https://www.inpensione.it/pensione-anticipata/pensioni-2019-le-4-finestre-di-uscita_497.html Wed, 17 Oct 2018 08:24:44 +0000 https://www.inpensione.it/?p=497 Pensioni la quota 100

La riforma delle pensioni 2019 è oramai una realtà, e tra le novità che ci sono, una di cui vogliamo trattare nello specifico è quella legate alle 4 finestre d’uscita. Quando parliamo di queste finestre, ci riferiamo a quelle che sono le possibilità di uscita dal lavoro con l’avvento della nuova formula detta Quota 100. […]

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Pensioni la quota 100

La riforma delle pensioni 2019 è oramai una realtà, e tra le novità che ci sono, una di cui vogliamo trattare nello specifico è quella legate alle 4 finestre d’uscita. Quando parliamo di queste finestre, ci riferiamo a quelle che sono le possibilità di uscita dal lavoro con l’avvento della nuova formula detta Quota 100. Come sappiamo lo sbarramento minimo di versamento dei contributi resta fermo a 38 anni. Quindi, si potrà andare in pensione cominciando dai 62 anni di età e andando a salire. Quindi a 63 anni con quota 101, a 64 anni con quota 102, a 65 anni con quota 103 e a 66 anni con quota 104.

Gli scaglioni appena citati riguardano l’uscita anticipata senza penalizzazioni e usufruendo della quota 100, mentre dai 67 anni di età il discorso cambia. Infatti, a questa età si potrà uscire dal lavoro sulla base di quelle che sono le normali regolamentazioni della pensione di vecchiaia.

Pensioni 2019: le 4 finestre della quota 100

Abbiamo visto in linea generale come funzionerà dal 2019 il discorso dell’astensione dal lavoro per andare in pensione. Lasciando per il momento il discorso della normale pensione di vecchiaia, andiamo a concentrare la nostra attenzione su quelle che sono le modalità di uscita con la Quota 100. In pratica, capire quali sono le quattro finestre a disposizione per poter accedere al trattamento pensionistico.

Ecco di seguito come funziona il sistema delle 4 finestre:

  • Coloro che avranno raggiunto i requisiti minimi entro la data del 31 marzo, inizieranno a ricevere quanto dovuto dal mese di aprile.
  • Se i requisiti sono stati raggiunti invece il primo aprile e il 30 giugno, gli interessati vedranno comincerà ad arrivare l’assegno della pensione a partire dal mese di luglio.
  • Qualora i requisiti siano stati raggiunti tra il primo di luglio e il 30 settembre, l’assegno inizierà ad arrivare dal mese di ottobre.
  • Chi avrà maturato tutti i requisiti dal primo di ottobre al 31 dicembre 2019, inizierà a percepire la pensione dal gennaio 2020.

La domanda che adesso si pongono i probabili pensionati del prossimo anno è: “da quando andrà in vigore davvero la Quota 100?”

Pensione 2019: rispettate tutte le finestre?

Le pensioni 2019 vedranno la Quota 100 introdotta in via ufficiale a febbraio 2019? Questo è quanto affermano Lega Nord e Movimento 5 Stelle. Dunque, saranno rispettate appieno tutte e 4 le finestre. La preoccupazione delle persone era legata alle tempistiche. Inizialmente infatti, si sosteneva che i tempi di attivazione del meccanismo non sarebbero stati pronti fino quantomeno alla metà del 2019.

Se così fosse stato, chiaramente non sarebbero state rispettate tutte e quattro le finestre. Con molta probabilità, la prima uscita possibile sarebbe stata quella del 30 settembre. Al momento rimaniamo che, stando alle notizie pervenute, saranno rispettate tutte le finestre. Infatti, attivando la Quota 100 da febbraio 2019, si potrà cominciare a uscire dal lavoro con la prima finestra. Tale periodo sarebbe a partire da aprile 2019.

Come abbiamo detto, questa metodologia è legata alla Quota 100. Quindi, ci riferiamo esclusivamente all’uscita anticipata dal lavoro secondo il nuovo sistema che sarà probabilmente attivo da febbraio 2019. Per quello che riguarda invece altre tipologie di uscita dal lavoro il discorso cambia. Ad esempio, per quella di vecchiaia dai 67 anni in su e per l’Opzione Donna, dovrebbero restare inalterate le condizioni fino ad oggi conosciute.

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Pensione anticipata per invalidità 80, guida 2018 https://www.inpensione.it/pensione-anticipata/pensione-anticipata-invalidita_35.html Mon, 18 Jun 2018 04:09:47 +0000 http://www.inpensione.it/?p=35 Pensione anticipata per invalidità

Guida 2018 alla Pensione anticipata per invalidità: chi può andare in pensione prima del tempo a causa di un problema tale da portare ad un'invalidità? Vediamo tutto quello che c'è da sapere su questa opzione.

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Pensione anticipata per invalidità

Quando si parla di pensione anticipata, in genere, ci si riferisce alla possibilità di ritirarsi dal lavoro prima del raggiungimento dell’età anagrafica necessaria in virtù del versamento di un valore minimo di contributi. In realtà, una delle motivazioni per le quali è possibile andare in pensione anticipata è l’invalidità.

Come funziona e chi può andare in pensione anticipata per invalidità minima al 80%?

Pensione anticipata per invalidità 80

Il decreto Amato, ufficialmente noto come Decreto Legislativo 503 del 1992, consente l’accesso alla pensione anticipata a tutti coloro che abbiano un’invalidità civile pari almeno al 80%, siano essi dipendenti pubblici, privati, oppure autonomi, a condizione che si abbia un’età minima di 60 anni per gli uomini e 55 anni per le donne.

Tra le problematiche che possono portare alla pensione prima del tempo troviamo tutte quelle che rendono invalidi civili, disabili, ciechi civili o sordomuti.

Le cause dell’invalidità tali da portare alla pensione prima dell’età pensionabile classica devono essere verificate sempre dall’INPS nel rispetto della legge 222, quella che disciplina la previdenza dei lavoratori invalidi ed inabili. In pratica, se il lavoratore ha in mano una dichiarazione di invalidità rilasciata da un altro ente, essa può costituire solo un elemento di valutazione per l’INPS in merito alla decisione se concedere o meno la pensione anticipata.

Questo significa che l’INPS può sempre decidere di non concedere la pensione di invalidità nonostante questo documento terzo.

Ci sono inoltre una serie di requisiti che bisogna soddisfare per poter andare in pensione in via anticipata:

  • avere versato almeno 20 anni di contributi;
  • avere un’età anagrafica minima di 60 anni e 7 mesi di età per gli uomini, di 55 anni e 7 mesi per le donne;
  • nel caso di non vedenti, i requisiti di età scendono a 55 anni e 7 mesi per gli uomini, 50 anni e 7 mesi per le donne.

In nessun caso possono ricevere la pensione anticipata per invalidità i lavoratori pubblici e gli autonomi.

Dal momento in cui viene riconosciuto il diritto alla pensione, occorre attendere la finestra di 12 mesi prima di poter iniziare ad incassare quanto spettante.

Leggi anche:

Pensione di invalidità 46 – 74

In maniera a quanto accade già per la pensione donna, il governo sta lavorando su un sistema che permette di andare in pensione con una percentuale di invalidità compresa tra il 46% e il 74%. Considerando che i lavoratori che hanno un’invalidità maggiore al 74% possono chiedere, per ogni anno di lavoro svolto, fino a due mesi di contribuzione figurativa (per un massimo di cinque anni di contribuzione figurativa, che utile per incrementare l’anzianità contributiva, si è ritenuto giusto dare questa opzione anche a chi ha una percentuale di invalidità 46-74%, ritenendo opportuno permettere a queste persone di non lavorare fino a quasi 67 anni di età.

Pensione anticipata per i non vedenti

In termini di età minima per andare in pensione prima del solito, i non vedenti possono avere un trattamento preferenziale rispetto a chi soffre di altre patologie, ritenendo giusto il discorso che tale problema influisce non di poco sulla vita delle persone.

Pertanto, i non vedenti possono andare in pensione a 55 anni, se uomini, 50 anni se donne. Sono necessari almeno 20 anni di contributi.

Pensione anticipata INPS o ex-INPDAP, le conclusioni

Concludiamo questo articolo sulla pensione anticipata causa invalidità dicendo che tutti possono farne richiesta, a condizione ovviamente di avere un certificato medico che possa testimoniare l’invalidità che si adduce: dipendenti privati, dipendenti pubblici, autonomi.

Indubbiamente il fatto di avere un’invalidità è grave e intacca profondamente la qualità della vita di chi si trova in una situazione così complessa, dunque è giusto permettere a queste persone di andare in pensione prima.

Leggi anche la nostra guida sull’INPS, le sue funzioni e i suoi servizi.

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Pensioni pubbliche 2018 in Italia: la fotografia dell’INPS https://www.inpensione.it/pensioni-dipendenti-pubblici-statali/pensioni-pubbliche-italia_448.html Tue, 05 Jun 2018 07:11:32 +0000 https://www.inpensione.it/?p=448 Pensione per dipendenti pubblici

L’ultimo rapporto pubblicato dall’INPS in merito alle pensioni pubbliche fotografa una situazione molto chiara: la pensione media dell’ex dipendente pubblico è di 2.000 € al mese, per la maggior il pensionato pubblico è donna e si trova al nord. Ma andiamo con ordine ed affrontiamo tutti gli argomenti di questo rapporto. Pensioni settore pubblico, la […]

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Pensione per dipendenti pubblici

L’ultimo rapporto pubblicato dall’INPS in merito alle pensioni pubbliche fotografa una situazione molto chiara: la pensione media dell’ex dipendente pubblico è di 2.000 € al mese, per la maggior il pensionato pubblico è donna e si trova al nord.

Ma andiamo con ordine ed affrontiamo tutti gli argomenti di questo rapporto.

Pensioni settore pubblico, la fotografia dell’Italia

Partiamo con il dire che il 59% delle pensioni degli ex-dipendenti pubblici è erogato dal CTPS (Cassa Trattamenti Pensionistici Statali), poco meno del 38% è erogato dal CPDEL (Cassa Pensioni Dipendenti Enti Locali) e il rimanente 3% circa dalle altre casse.

Numero di pensioni erogate

Al 1° gennaio 2018 il numero di pensioni che sono state pagate è 2.864.050, in incremento dello 0,7% rispetto al 2017, quando vennero erogate 2.843.256 pensioni.

L’importo complessivo delle pensioni è di 69,3 miliardi di euro, un incremento di circa il 2,5% rispetto al 2017 , quando vennero erogati circa 67,5 miliardi di euro di pensioni.

Gli importi

Iniziamo dagli importi medi per singolo assegno, pari a circa 2.000 euro al mese.

Di questo importo, circa 1.960 € / mese sono a carico del CTPS (62,1%), circa 1.540 € / mese sono a carico del CPDEL (31,2%) e il resto è erogato dalle altre casse, a partire dal CPI (Cassa Pensioni Insegnanti), che eroga in media 1.400 € circa al mese, fino al CPS (Cassa Pensioni Sanitari) che, invece, paga circa 4.400 € al mese.

La CPS, pur erogando un numero esiguo di pensioni, paga un importo molto significativo, pari a circa il 10% della spesa totale delle pensioni italiane.

La tipologia di pensione

L’INPS conferma che il 57% circa delle pensioni è erogato per anzianità o perché trattasi di pensioni anticipate, per il 13% circa si tratta di pensione di vecchiaia, mentre circa l’8% si tratta di pensioni di inabilità. Infine, il 22% è erogato come pensioni ai superstiti, figli e nipoti.

Uomo o donna?

Secondo l’analisi INPS, il 58% dei pensionati pubblici è donna.

Età media

Secondo l’ente pensionistico italiano, l’età media del pensionato pubblico è di 70,8 per gli uomini e di 73,9 per le donne.

Nord e sud

Interessante la distribuzione delle pensioni pubbliche per area geografica: circa il 41% del totale delle pensioni agli ex-dipendenti pubblici viene pagato al Nord, per il 36% al Sud / Isole e per il rimanente 23% al Centro.

Solo lo 0,1% del totale delle pensioni pubbliche viene girato a residenti all’estero.

Per quello che riguarda le regioni, il maggior numero di pensionati pubblici sono in Lombardia e in Lazio, a seguire in Campania e in Sicilia. In fondo alla classifica troviamo, invece, Valle d’Aosta, Molise e Basilicata.

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Pensioni e Flat Tax: come aumenteranno https://www.inpensione.it/riforma-pensioni/pensioni-flat-tax_425.html Mon, 28 May 2018 11:17:18 +0000 https://www.inpensione.it/?p=425 Pensioni e Flat Tax: come aumenteranno

Con la Flat Tax, a differenza delle previsioni, le pensioni d’oro potrebbero aumentare, generando anche poco guadagno per lo Stato.

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Pensioni e Flat Tax: come aumenteranno

Quali potranno essere gli effetti della Flat Tax e del taglio delle pensioni d’oro che hanno promesso Lega e Movimento 5 Stelle? Alcuni sostengono che tutta questa operazione, se veramente dovesse essere realizzata, vanificherebbe ogni tentativo di arrivare ad una diminuzione delle pensioni di importo molto elevato. Anzi, addirittura c’è chi afferma che chi incassava una pensione molto elevata, con l’introduzione della Flat Tax, potrebbe guadagnarci ancora di più. Eppure il tutto sarebbe indirizzato a voler realizzare una maggiore equità sociale, ma una recente ricerca realizzata per il quotidiano La Repubblica dimostrerebbe che questa manovra potrebbe portare a dei risultati che fino ad ora le previsioni non avevano considerato.

Come aumenteranno le pensioni d’oro

L’obiettivo dell’accordo di governo che era stato realizzato tra i rappresentanti della Lega e quelli del Movimento 5 Stelle era quello di toccare le pensioni per le quali era previsto un assegno netto superiore ai 5.000 euro e che contemporaneamente non fossero giustificate dai contributi versati. In sostanza si avrebbe avuto un ricalcolo di queste pensioni in base ai contributi.

L’indagine Tabula-Futuro e Previdenza ha dimostrato che si potrebbe avere in questo modo un effetto contrario a quello desiderato, con i pensionati più ricchi che riuscirebbero a recuperare circa il 30% in più.

Bisognerebbe infatti considerare il rapporto che crea lo squilibrio tra contributi versati e assegni pensionistici. Secondo gli esperti, questo squilibrio non è così elevato per le pensioni molto alte, mentre sarebbe accentuato per le pensioni medie. Questo si verificherebbe perché le pensioni d’oro hanno più anni di età e quindi i loro rendimenti pensionistici tendono a diminuire, creando uno squilibrio non di largo conto.

Quale potrebbe essere l’impatto della Flat Tax

Secondo gli esperti di Repubblica, l’impatto della Flat Tax sulle pensioni d’oro dovrebbe essere molto significativo. Per chiarire meglio il concetto, fanno un esempio. Mettiamo il caso di un pensionato che riceve come pensione 5.837 euro netti al mese. Con il taglio del 5%, andrebbe a 5.553 euro netti. Si avrebbe quindi una diminuzione di 284 euro. Con la Flat Tax l’assegno risalirebbe di 1.958 euro. Quindi alla fine si scoprirebbe che quel pensionato avrebbe guadagnato 1.674 euro in più al mese. L’aumento della sua pensione sarebbe del 29%.

E le sorprese non finirebbero qui, perché con questo sistema diminuirebbero anche i guadagni per lo Stato rispetto alle previsioni annunciate. Lo Stato riuscirebbe a recuperare soltanto circa 210 milioni di euro.

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Prestiti convenzione INPS per pensionati: i nuovi tassi 2018 https://www.inpensione.it/prestiti-pensionati/prestiti-convenzione-inps_417.html Wed, 23 May 2018 17:18:39 +0000 https://www.inpensione.it/?p=417 Prestiti per Pensionati Cattivi Pagatori e Protestati

Risultano cambiati i tassi 2018 per i prestiti in convenzione INPS per i pensionati: le nuove percentuali per i finanziamenti con cessione del quinto.

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Prestiti per Pensionati Cattivi Pagatori e Protestati

Sono stati modificati i tassi per i prestiti con convenzione INPS per i pensionati. La novità riguarda i tassi 2018 che vengono applicati sulla cessione del quinto, uno dei finanziamenti più richiesti in Italia. I cambiamenti sono intervenuti a partire dall’1 aprile di quest’anno. È stata proprio l’INPS a comunicare ufficialmente questi cambiamenti dei tassi applicati dalle banche e dalle società finanziarie che concedono i prestiti ai pensionati.

Come funziona la cessione del quinto

La cessione del quinto è un tipo di finanziamento molto utile che può essere richiesto quando si ha bisogno di una liquidità immediata, di cui disporre per esigenze personali. È una forma di prestito che solitamente viene richiesta dai pensionati o dai lavoratori dipendenti. Per ottenere la restituzione della somma erogata, la banca trattiene direttamente ogni mese dallo stipendio o dalla pensione delle rate.

L’importo delle rate può variare di caso in caso. Tuttavia il principio fondamentale è che l’importo della rata non superi mai la soglia del quinto delle entrate del mutuatario. Ci sono comunque dei vantaggi ampiamente visibili soprattutto nella gestione delle rate da pagare. Infatti il mutuatario non dovrà pensare alle scadenze, visto che la cessione del quinto avviene in maniera automatica.

Quali sono i nuovi tassi applicati

L’INPS ha comunicato che i nuovi tassi applicati per la cessione del quinto della pensione, dall’1 aprile fino al 30 giugno 2018, sono i seguenti:

  • TEGM dell’11,75% per importi fino a 15.000 euro;
  • TEGM dell’8,83% per importi che superano i 15.000 euro.

Risultano cambiati anche i tassi TAEG, che dipendono da due fattori fondamentali: l’importo erogato come finanziamento e l’età di colui che ha richiesto il prestito.

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