In Pensione https://www.inpensione.it Fri, 09 Nov 2018 14:17:35 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.1 Pensioni 2019: superata la legge fornero? https://www.inpensione.it/riforma-pensioni/pensioni-2019-superata-la-legge-fornero_539.html Fri, 02 Nov 2018 10:16:13 +0000 https://www.inpensione.it/?p=539 Pensioni 2019

Sulle pensioni 2019 non vi è ancora molta chiarezza, anche se per quanto riguarda il Governo tutto sembra andare nella direzione prefissata. È lo stesso Di Maio a ritenersi soddisfatto del lavoro svolto, e a confermate il superamento della Legge Fornero in merito alle pensioni. Anche in questo caso non manca chi la pensa invece […]

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Pensioni 2019

Sulle pensioni 2019 non vi è ancora molta chiarezza, anche se per quanto riguarda il Governo tutto sembra andare nella direzione prefissata. È lo stesso Di Maio a ritenersi soddisfatto del lavoro svolto, e a confermate il superamento della Legge Fornero in merito alle pensioni. Anche in questo caso non manca chi la pensa invece in maniera diversa, ovvero una parte di persone che non crede fino a che non vede tutto scritto nero su bianco.

Vi è infatti, una parte delle persone che attende l’evolversi di una situazione che ha mosso alcune perplessità. In pratica, non approvano molto il fatti che si parli di questo argomento come se fosse già legge, quando ancora non è chiaro come sarà la riforma definitiva al momento in cui andrà in vigore. Effettivamente, non si può negare che al momento intorno all’argomento pensioni 2019 vi sia ancora molta confusione.

Pensioni 2019: cosa dice Di Maio

In merito alla riforma pensioni 2019, e in particolare all’aspetto della Legge Fornero, Di Maio ha scritto un post su Facebook.

Lo avevamo detto, vi abbiamo promesso uno Stato dove i giovani possano trovare lavoro e i nonni facciano i nonni. Superata la legge Fornero: con la #ManovraDelPopolo a 62 anni, dopo decenni di lavoro, si potrà finalmente andare in pensione”. 

Secondo quanto scritto in questo post, sembrerebbe che la proposta del Governo sia già una realtà. Questo è l’aspetto che ancora crea perplessità. Tra coloro che hanno letto il post e lo hanno interpretato come cosa fatta, si sono sollevati dei mugugni e dei pareri discordanti. Tra questi, vi è anche quello di Mauro D’Achille, in qualità di amministratore del gruppo Lavoro e pensioni.

Pensioni 2019: cosa dicono i contrari

I contrari alla frase rilasciata da Di Maio, fanno riferimento al fatto che in realtà non vi è ancora nulla di certo, anzi, la legge è ancora tutta da definire. Questo ha un po’ sollevato gli animi, anche tra coloro che si dichiarano senza veli elettori dello stesso partito. Stando alle ultime notizie in merito alle pensioni, non vi sono ancora certezze su come sarà effettivamente la legge che regolerà le pensioni 2019.

Unica cosa su cui ci si può basare, è il fatto che quanto espresso in merito a Quota 100, Quota 41 e Quota 42 (anche la possibilità dell’Opzione Donna), sono elementi su cui il Governo non vuole cedere di un passo. Per i più ottimisti tale sicurezza fa ben sperare, e si deve solo attendere che quanto detto dal Governo venga realmente ratificato. Dunque, non resta che aspettare per vedere finalmente quale sarà il quadro generale in merito alle pensioni 2019.

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Pensioni 2019: termini e requisiti per aumento delle minime https://www.inpensione.it/riforma-pensioni/pensioni-2019-aumenti-in-vista_520.html Wed, 24 Oct 2018 12:47:07 +0000 https://www.inpensione.it/?p=520 Pensioni 2019

La riforma delle pensioni 2019 non è ancora entrata in vigore, ma vi sono delle priorità riguardanti il pacchetto pensioni che includono l’aumento delle minime. Il tutto fa capo a quello che attualmente è il provvedimento conosciuto come pensione di cittadinanza, ovvero l’incremento dell’assegno sociale e delle minime che si trovano sotto la soglia di […]

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Pensioni 2019

La riforma delle pensioni 2019 non è ancora entrata in vigore, ma vi sono delle priorità riguardanti il pacchetto pensioni che includono l’aumento delle minime. Il tutto fa capo a quello che attualmente è il provvedimento conosciuto come pensione di cittadinanza, ovvero l’incremento dell’assegno sociale e delle minime che si trovano sotto la soglia di povertà.

Come funziona nello specifico questo nuovo provvedimento? A quanto ammonta l’incremento delle pensioni minime e dell’assegno sociale? Nel nostro articolo andremo a scoprire tutto quello che c’è da sapere sull’argomento. Ciò tenendo presente che si tratta di un provvedimento che, se approvato in via definitiva, entrerà in vigore probabilmente da febbraio o marzo del 2019.

Pensioni 2019: aumento delle minime

Prima di andare a vedere nello specifico quanto aumenterà la pensione, dobbiamo analizzare a quanto ammonta al momento l’assegno della pensione. Per quanta riguarda la pensione minima classica, si parla di un assegno di 507 euro. L’assegno sociale è al momento di 453 euro. Se la cosa diviene ufficiale, dal prossimo gennaio le cose cambieranno sensibilmente per entrambe le categorie di persone.

Sia coloro che guadagnano 507 euro, che coloro che ne percepiscono solo 453, potranno contare su un’integrazione della pensione fino ad un tetto massimo di 780 euro. Quindi, entrambe le categorie andrebbero ad usufruire di un vantaggioso aumento, che chiaramente è però più evidente per coloro che godono dell’assegno sociale anziché della pensione di 507 euro.

Ad ogni modo, sembra che questa strada sia molto sentita e voluta dall’attuale Governo, tanto da aver speso parole certe e chiare su questo punto della manovra. Per questo, molte persone attendono con ansia notizie sicure e conferme di questo aumento, che andrebbe a rendere la vita dei pensionati in difficoltà un po’ più serena.

Aumento pensioni 2019: come funziona

Come abbiamo visto la pensione con integrazione annessa, non può superare i 780 euro, quindi sono coinvolte tutte quelle pensioni che prevedono un assegno che sta al di sotto di questa soglia. Sono escluse quindi, tutte quelle pensioni che hanno una base che si trovi al di sopra di tale tetto base. Non tutto è perduto però, perché ogni anno l’ISTAT stabilisce un aumento delle pensioni sulla base del costo della vita. Grazie alla reintroduzione della perequazione automatica, tutte le pensioni avranno un aumento nel 2019.

L’1 percento in più è quanto si andrà a percepire l’anno prossimo, per cui le pensioni che hanno un importo più elevato andranno a ricevere un incremento interessante, mentre sulle minime tale cifra sarà talmente esigua da non essere percepibile nell”immediato. Ad ogni modo, si tratta di qualcosa in più. Non resta che aspettare una conferma e vedere se la proposta diverrà realtà.

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Canarie per pensionati: andare in pensione alle Canarie conviene? https://www.inpensione.it/pensionati-estero/pensione-canarie_506.html Mon, 08 Oct 2018 08:53:29 +0000 https://www.inpensione.it/?p=506 Canarie per pensionati: andare in pensione alle Canarie conviene?

Facciamo due conti: conviene realmente andare in pensione alle Canarie con la pensione Italiana? Ecco una visione completa sull'argomento, con gli effettivi passi da seguire e i relativi tempi di attesa.

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Canarie per pensionati: andare in pensione alle Canarie conviene?

Quando si arriva al momento di andare in pensione, vi sono persone che decidono di fare una scelta importante, ovvero quella di trasferirsi all’estero e vivere oltre frontiera per godersi i meritati anni di pensionamento. Chiaramente, in merito vi sono molte cose da valutare, aspetti fiscali da conoscere, e molte varie ed eventuali.

Nel nostro articolo vogliamo andare ad analizzare una delle mete tra le più battute per andarsi a godere la pensione, ovvero le Canarie.

Conviene andare in pensione in questo luogo? Entriamo nel dettaglio per conoscere tutte le informazioni in merito e valutare se fare questa scelta.

Il trasferimento è il primo aspetto

La defiscalizzazione della pensione, per poter essere ottenuta, deve essere propedeutica ad una serie di azioni da fare prima di presentare richiesta. Prima di tutto si deve trasferire la propria residenza nello stato estero, e per far si che si possa essere considerati residenti all’estero, il cittadino italiano deve risultare per la maggior parte del periodo d’imposta (183 giorni annui) non iscritto nell’anagrafe della popolazione residente.

Inoltre, non deve essere né domiciliato né residente in territorio italiano.

Dunque, per arrivare ad ottenere questo, la prima cosa da fare è iscriversi nell’anagrafe del Comune straniero (nel nostro caso le Canarie), attraverso quel procedimento che è conosciuto con il nome di empadronamiento. Poi, entro i successivi 90 giorni, ci si dovrà iscrivere all’AIRE (L’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero – Legge n. 470/88) così da poter ottenere la cancellazione dalle liste anagrafiche del Comune italiano.

È importante sapere che l’iscrizione all’AIRE è un requisito imprescindibile, ma serve anche un requisito sostanziale, ovvero che deve avvenire fisicamente l’effettivo trasferimento nello Stato estero. Qua si dovranno portare tutte le proprie cose, da quelle di tipo economico come ad esempio la pensione, e da quelle affettive, nella fattispecie la famiglia.

Tale trasferimento, unito alla possibilità di defiscalizzare la propria pensione, porta ad altre conseguenze, ecco quali:

  1. A LIVELLO FISCALE: un contribuente non residente che sia possessore di un immobile ad uso abitativo in Italia, non avrà agevolazioni Irpef come abitazione principale.
  2. A LIVELLO SANITARIO: i soggetti non residenti non disporranno più della copertura prevista dalla sanità pubblica italiana.
  3. A LIVELLO EREDITARIO: gli eredi dei soggetti che si trasferiscono all’estero e che quindi non risultano più residenti in Italia, potrebbero incorrere in una doppia tassazione.

Le pensioni pubbliche e le pensioni private

Nel caso di trasferimento all’estero quando si va in pensione, si devono fare due distinzioni, ovvero se la pensione che si va a trasferire è nel regime pubblico oppure nel regime privato. Entrambe vengono erogate da enti previdenziali preposti come ad esempio l’INPS.

I titolari di pensioni pubbliche continueranno a pagare le tasse in Italia anche in seguito al cambio di residenza, in quanto le pensioni di questo tipo sono imponibili solo nello stato di provenienza.

I titolati delle pensioni private invece, incorrono nelle normative che impediscono il trasferimento all’estero di alcune prestazioni speciali che non sono a carattere contributivo.

Per quanto riguarda assegni sociali, pensioni, assegni sociali e indennità per gli invalidi civili, i quali rimangono esclusivamente a carico del Paese di residenza. In poche parole, se si perde in via definitiva la residenza italiana, non si avrà più accesso a questo tipo di prestazioni.

I Regolamenti comunitari prevedono invece che, all’interno dei Paesi membri dell’Unione Europea, le pensioni provenienti da attività lavorativa, l’assicurazione per gli infortuni sul lavoro, la disoccupazione, l’assistenza per malattia e maternità e le prestazioni familiari, possano essere regolarmente trasferiti.

Da quando è stata varata la legge finanziaria del 2007, è stata estesa ai pensionati residenti all’estero la possibilità di usufruire delle detrazioni per carichi di famiglia.

Come si richiede il trasferimento della pensione e quali sono i tempi di defiscalizzazione

Prima di procedere con il trasferimento della pensione all’estero, ci si dovrà informare presso gli enti locali dello stato nel quale ci si intende trasferire. Il pensionato dovrà seguire tutto l’iter di cui abbiamo accennato in precedenza, ovvero ottenere prima l’empadronamiento e poi iscriversi all’AIRE. Dopo aver atteso un periodo di 183 giorni come prevede la legge, sarà possibile presentare la domanda di esenzione dall’Imposizione Italiana sulla pensione presso l’INPS.

Si deve sapere che la defiscalizzazione della pensione non è una cosa immediata, e non ha nemmeno tempi brevi. Il procedimento per completare il trasferimento ed entrare di diritto a tutti gli effetti nel circuito fiscale spagnolo in qualità di contribuente, prevede un’attesa di almeno due anni.

Doppia tassazione e recupero

Nel periodo in cui si attende che la domanda venga accettata, la pensione sarà soggetta ad una doppia tassazione, in Italia ed in Spagna. Il contribuente potrà però recuperare dallo stato italiano la cifra pagata in più esibendo all’INPS l’attestazione dell’avvenuto pagamento delle tasse in territorio spagnolo.

In pensione alle Canarie con la pensione italiana, conviene davvero?

La pensione che viene defiscalizzata in Italia e successivamente tassata in Spagna, avrà una pressione fiscale che è proporzionale allo scaglione di appartenenza.

Facendo due conti, in linea generale si percepisce un 14%-15% in più rispetto a prima.

Al di là di quanto sia vantaggioso a livello fiscale trasferirsi alle Canarie con la propria pensione, il vero vantaggio lo si ha con il potere di spesa. Infatti, il costo della vita alle Canarie è decisamente più conveniente rispetto a vivere in Italia.

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Guida sul cumulo gratuito delle pensioni https://www.inpensione.it/pensioni-autonomi-liberi-professionisti/cumulo-gratuito-contributi-pensioni_475.html Wed, 15 Aug 2018 13:18:43 +0000 https://www.inpensione.it/?p=475 Cumulo gratuito pensioni

Il cumulo gratuito per le pensioni riguarda liberi professionisti ed autonomi, vediamo cos'è e perché conviene cumulare i contributi.

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Cumulo gratuito pensioni

Una delle possibilità che hanno i lavoratori durante la loro vita in merito alle pensioni, è quella di optare per il cumulo gratuito. Prima di entrare nello specifico di questa tematica, per coloro che non sapessero di cosa stiamo parlando, dobbiamo spiegare cosa sia il cumulo gratuito delle pensioni.

Nel nostro articolo andremo a dare tutte le informazioni in merito per rendere più chiaro possibile questo argomento.

Cumulo gratuito delle pensioni

Quando parliamo di cumulo gratuito, ci riferiamo a quell’opportunità per i lavoratori che hanno avuto una carriera discontinua, di unire contributi che sono stati versati presso delle distinte casse previdenziali. Tale operazione è consentita e priva di oneri, portando dunque benefici alla propria pianificazione contributiva.

Prima che tale possibilità fosse gratuita, il sistema di calcolo per l’unione dei vari enti previdenziali era abbastanza complesso e soprattutto meno vantaggioso per il lavoratore, in quanto prevedeva dei costi di pratica spesso non molto esigui.

Al cumulo gratuito delle pensioni non hanno diritto i lavoratori già titolari di pensione diretta, la quale si trova domiciliata presso una gestione alla quale il lavoratore è stato iscritto in precedenza.

Cumulo gratuito pensioni: chi ha diritto

La Legge di Bilancio 2017 ha ratificato in via definitiva quanto già era previsto in precedenza, ovvero che possono accedere al cumulo contributivo gratuito la totalità dei lavoratori iscritti a due o più forme di assicurazione obbligatoria, ecco quali:

  • Pensione d’invalidità.
  • Pensione di vecchiaia.
  • Pensione per superstiti dei lavoratori dipendenti e autonomi

Possono accedere al cumulo gratuito anche quei dipendenti che sono iscritti alla gestione separata INPS o a forme sostitutive della stessa, per fare due esempi l’ex Inpdap e l’ex Enpals.

Infine, possono accedere al cumulo gratuito anche i lavoratori che sono iscritti alle casse professionali.

Cumulo gratuito pensioni: come fare la domanda

La domanda per poter accedere alla pensione in regime di cumulo gratuito, va presentata presso l’ente previdenziale dove è stata accreditata l’ultima contribuzione. Sarà quest’ultimo ad avviare la procedura presso gli altri organi previdenziali per trovare, analizzare e cumulare tutti i contributi che sono dovuti al lavoratore. Sarà quindi quest’ultimo ad avviare il procedimento nei confronti degli altri enti dove sono presenti i contributi da cumulare.

Cumulo gratuito pensioni: due formule diverse

Per procedere con le operazioni di cumulo, vi sono due strade diverse, quella della ricongiunzione (procedimento che prevede dei costi) e la totalizzazione o cumulo (completamente gratuito). Prima di saltare a conclusioni però, è bene che scendiamo nel dettaglio delle due possibili opzioni.

La ricongiunzione: tale procedimento consente di trasferire quanto cumulato in una determinata gestione contributiva direttamente ad un’altra.

Vi sono però delle cose interessanti da sapere:

  • L’onere che si ottiene da questa procedura è interamente deducibile.
  • Se non vi sono presenti contributi provenienti da casse previdenziali di professionisti, l’onere stesso da pagare è ridotto del 50 percento.

Altro aspetto inerente ai costi dell’operazione, è che si possono rateizzare su un periodo che sia pari alla metà di quello di ricongiunzione. A fronte di quanto appreso in questa sezione, e su quello che leggerete a proposito del cumulo o totalizzazione, può essere in alcuni casi più utile procedere con la ricongiunzione.

Ultima cosa da sapere a proposito della ricongiunzione, è che può essere fatta una sola volta, per procedere con una seconda sarà necessario attendere almeno 10 anni.

Totalizzazione o cumulo: con cumulo e totalizzazione non sono previsti oneri, ma può essere che il lavoratore incorra in penalizzazione determinate dal metodo di calcolo della pensione. In alcuni casi, anziché utilizzare quello standard, può essere scelto di applicare il metodo contributivo, procedimento che nella maggior parte dei casi determina una pensione finale meno ricca.

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Pensione Anticipata per colf, badanti e casalinghe; si può avere? https://www.inpensione.it/pensione-anticipata/pensione-anticipata-colf-badanti-casalinghe_380.html Fri, 18 May 2018 10:01:05 +0000 https://www.inpensione.it/?p=380 Pensione casalinghe

Colf, badanti e casalinghe possono usufruire della pensione anticipata? Vediamo come funziona la possibilità dell’Ape Social per chi svolge un lavoro domestico.

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Pensione casalinghe

Come funziona la possibilità di accedere alla pensione anticipata da parte di colf, badanti e casalinghe? È possibile per questi lavoratori domestici usufruire dell’opportunità di smettere di lavorare anticipatamente? Per alcune delle categorie di lavori domestici è possibile avere diritto all’Ape Social e ci sono varie possibilità di accedere alla pensione anticipata. Questo significa che molte persone possono smettere di lavorare in anticipo per dedicarsi serenamente alla famiglia o ad altre occupazioni, a seconda delle esigenze personali.

L’Ape Social per i lavori domestici

L’Ape Social è prevista infatti anche per chi svolge un lavoro domestico e si ritrova ad essere disoccupato successivamente ad un contratto a termine. In questa situazione è fondamentale aver effettuato almeno 18 mesi di occupazione nel corso degli ultimi 3 anni. Inoltre un ulteriore requisito è quello di aver usufruito della Naspi. Anche chi svolge un lavoro domestico, infatti, può avere la Naspi se negli ultimi 4 anni ha almeno 13 settimane di contributi e 30 giornate di lavoro nel corso dell’anno.

Per questo motivo anche badanti e colf possono accedere all’Ape Social se fanno parte delle categorie descritte. La situazione è disciplinata da norme ben precise, ma questi lavoratori sono iscritti all’assicurazione generale obbligatoria e per questo motivo possono risultare beneficiari dell’Ape Social.

È opportuno notare anche un ulteriore vantaggio che riguarda colf e badanti. In molti casi si tratta di donne e per questo l’accesso alla pensione anticipata può essere molto più semplice, perché è previsto un vero e proprio bonus di contributi grazie all’Ape rosa, uno sconto sulla possibilità di accedere alla pensione di ben due anni.

> Vedi anche l’approfondimento sulla pensione anticipata dopo la disoccupazione

L’Ape Social anche per le casalinghe?

Le regole non sono uguali anche per le casalinghe, il cui fondo non rientra nell’assicurazione generale obbligatoria ed è una gestione previdenziale a parte. Bisogna fare quindi attenzione a non confondere le due situazioni. I contributi versati all’interno del fondo casalinghe non prevedono la possibilità di destinare una parte per coprire i rischi derivanti dal periodo di disoccupazione.

È opportuno ricordare anche che, per colf e badanti che lavorano all’estero, nei contributi utili per l’Ape Social possono rientrare anche quelli per il lavoro in Paesi europei o che abbiano una convenzione con il nostro Paese, a patto che la persona interessata faccia un’apposita richiesta per la totalizzazione.

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La pensione complementare conviene? Ecco quanto si perderebbe se non si scegliesse https://www.inpensione.it/fondi-pensione/pensione-complementare-conviene_375.html Thu, 17 May 2018 13:51:36 +0000 https://www.inpensione.it/?p=375 La pensione complementare conviene? Ecco quanto si perderebbe se non si scegliesse

Quanto conviene investire nella pensione complementare? Gli ultimi dati che ci indicano quanto potrebbe costare la scelta di non aderire.

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La pensione complementare conviene? Ecco quanto si perderebbe se non si scegliesse

La pensione complementare conviene? Nel nostro Paese questo tipo di investimento ancora non è molto diffuso, eppure sono chiari i messaggi allarmanti che arrivano da parte della Commissione Europea e che riguardano proprio la pensione. Dai vertici europei fanno notare che gli Stati che fanno parte dell’Unione Europea con il tempo si troveranno ad avere più anziani e meno giovani, per questo diventerà più difficile distribuire il credito sociale in modo corretto.

I sistemi previdenziali sono a rischio, perché, secondo uno specifico rapporto sullo sviluppo sociale, entro il 2060 ogni lavoratore dovrà farsi carico di due pensionati. Ecco perché gli esperti europei ritengono che sia veramente importante investire in una pensione complementare. Soltanto in questo modo si potrebbe alleviare il divario fra il passaggio dalla busta paga alla pensione statale.

Ma quanto ci costerebbe rinunciare alla pensione complementare integrativa e quindi disporre di un secondo assegno previdenziale oltre a quello dato dallo Stato?

Quanto potrebbe costare non scegliere la pensione complementare

Per vedere quanto potremmo perdere, se non scegliamo di rivolgerci alla pensione complementare, dovremmo tenere in considerazione il gap previdenziale, che risulta dalla differenza tra l’ultima busta paga e l’assegno della pensione. In Italia, dove è in vigore un sistema contributivo, più tardi iniziamo a versare, meno tendiamo ad accumulare. Quindi ci ritroveremo ad avere meno soldi con la pensione e a dover rivedere il nostro stile di vita, cercando di contenere le spese.

Lo Studio di Moneyfarm

L’ufficio studi di Moneyfarm, una società specializzata in investimenti online, ha realizzato un apposito studio, per vedere quanto potrebbe costare non mettere a punto un investimento per la pensione. Sono stati tenuti in considerazione cinque profili professionali: quello quadro, l’impiegato non qualificato, il professionista, il lavoratore precario e il dipendente in un settore tecnologico.

Nella ricerca si è tenuto conto di un investimento pari al 75% dei risparmi e si è riusciti a calcolare in questo modo la capacità di risparmio media, in rapporto al capitale che ogni lavoratore può decidere di investire in un fondo pensione complementare.

Secondo i risultati dello studio, per esempio un impiegato può riuscire ad accumulare anche 98.159,36 euro, se ha una casa di proprietà, rispetto al mettere i soldi sul conto corrente. Un lavoratore precario, sempre con casa di proprietà, potrebbe arrivare a 88.939,38 euro e un dipendente del settore tecnologico a 427.379,17 euro.

Naturalmente su questi guadagni verrà applicata una tassazione del 26% e deve essere aggiunto il risparmio dell’Irpef.

Quali possibili strategie di risparmio?

Gli esperti rivelano che è molto importante tenere conto anche della possibile strategia di risparmio che vogliamo attuare. Si tratta di avere a disposizione così delle grosse somme, che consentirebbero di vivere una vita migliore anche quando si va in pensione.

Attualmente molti fondi pensione partono da investimenti di 100 euro al mese, ma per chi ha un lavoro precario potrebbe diventare davvero un bel problema quello di riuscire a risparmiare una somma mensile da destinare ad un fondo pensione complementare.

Opinioni degli esperti

Gli esperti fanno notare anche come nel nostro Paese sia stata fatta una scarsa educazione finanziaria e siamo tra i Paesi europei dove l’adesione al fondo pensione è una scelta completamente volontaria. Ecco perché molti suggeriscono di rendere questa scelta obbligatoria, come obbligatorio dovrebbe essere informarsi su queste tematiche.

Pensione complementare in Italia

Nel nostro Paese soltanto una minoranza investe nella previdenza complementare. Dagli ultimi dati a disposizione, che riguardano il 2016, gli iscritti alla previdenziale erano 7,2 milioni con un totale di 151,3 miliardi di euro.

In arrivo i fondi pensioni personali PAN europei

Si attendono previsioni sul futuro, visto che nel mercato sono aumentate le possibilità di investimenti in questo senso, specialmente con l’arrivo dei nuovi fondi pensioni personali PAN europei, che potranno essere venduti dalle banche, dalle società di assicurazioni e dagli intermediari finanziari.

Attraverso questi fondi, i lavoratori possono accumulare una sorta di pensione complementare che potranno portare con loro in tutti i Paesi dell’Europa. L’obiettivo, al vaglio della Commissione Europea, è quello di applicare la stessa tassazione in tutti i Paesi, per non creare differenze e per determinare una convenienza da sfruttare in tutti i mercati.

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Aumento pensioni statali: tutti i vantaggi del rinnovo del contratto https://www.inpensione.it/pensioni-dipendenti-pubblici-statali/aumento-pensioni-statali_349.html Wed, 09 May 2018 10:26:04 +0000 https://www.inpensione.it/?p=349 Aumento pensioni statali: tutti i vantaggi del rinnovo del contratto

Con il rinnovo del contratto, i dipendenti pubblici possono beneficiare dell’aumento delle pensioni statali: per tutti coloro che sono andati in pensione dall’1 gennaio 2016.

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Aumento pensioni statali: tutti i vantaggi del rinnovo del contratto

I dipendenti statali hanno potuto usufruire di un rinnovo del contratto, che ha portato a diversi vantaggi, fra cui l’aumento delle pensioni statali. A subire un incremento saranno gli importi della pensione, ma anche il trattamento di fine rapporto. Per chi dall’1 gennaio 2016 ha raggiunto l’età pensionabile è previsto un adattamento dell’assegno previdenziale, che seguirà le linee di tendenza verso un aumento dell’importo.

Inoltre, poiché con il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici si è arrivati all’incremento della busta paga, come conseguenza ci sarà l’aumento della buonuscita. Quest’ultima infatti viene calcolata in base all’ultimo stipendio dato al lavoratore.

Come si calcola l’aumento delle pensioni statali

Per sapere a quanto ammonta l’aumento della pensione per i dipendenti pubblici, bisogna tenere in considerazione diversi fattori. L’importo dell’assegno previdenziale infatti può variare in base al settore e alla posizione lavorativa. A regolare il calcolo sono i vari avanzamenti economici stabiliti da ogni singolo contratto collettivo. Possiamo dire però, come regola generale, che l’aumento è compreso in media tra gli 80 e i 90 euro mensili.

Aumento pensioni statali: a chi spetta

L’aumento delle pensioni statali è riservato a tutti coloro che hanno usufruito del rinnovo del contratto. In particolare potranno percepire un importo soggetto ad incremento le seguenti categorie di lavoratori:

  • chi lavora nel comparto funzioni centrali dello Stato;
  • chi lavora nella scuola, nell’università, nella formazione e nella ricerca;
  • tutti coloro che lavorano nel comparto difesa, sicurezza e vigili del fuoco.

Naturalmente il calcolo della pensione per giungere ad un aumento vale soltanto per chi è andato in pensione dopo l’1 gennaio 2016. Chi è andato in pensione prima non riceverà alcun aumento. Per ottenere l’aumento non bisogna inviare nessuna domanda all’INPS, perché l’incremento dell’importo da pagare verrà aggiornato automaticamente.

Come si calcola l’aumento del TFR

Per calcolare l’aumento del trattamento di fine rapporto, viene considerata la data di cessazione del servizio. Con il rinnovo dei contratti si ha la seguente modulazione: gennaio 2016, gennaio 2017 e marzo 2018.

Di conseguenza, per fare un esempio, chi è riuscito ad andare in pensione nel 2016 avrà come aumento soltanto l’incremento che è scattato a partire dal gennaio di quell’anno.

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Prestiti pensionati Poste Italiane con Cessione Quinto: Conviene? Guida 2017 https://www.inpensione.it/prestiti-pensionati/prestiti-pensionati-poste-italiane_96.html Tue, 24 Oct 2017 16:03:24 +0000 http://www.inpensione.it/?p=96 Prestiti pensionati Poste Italiane con Cessione Quinto: Conviene?

Guida completa ai prestiti per pensionati concessi da Poste Italiane: convengono? Chi li può chiedere? Info su erogazione e rimborso.

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Prestiti pensionati Poste Italiane con Cessione Quinto: Conviene?

I prestiti per i pensionati sono una tipologia di finanziamento molto richiesta ed apprezzata per la semplicità di richiesta, la velocità nell’ottenimento (anche nel giro di 24-48 ore si può ottenere l’erogazione della somma di denaro sul proprio conto corrente) e la sicurezza, per l’ente che lo concede e il pensionato stesso.

Tra i vari enti e banche che offrono prestiti per i pensionati, le Poste Italiane sono tra i più gettonati, i più richiesti, in virtù della tranquillità che l’ente Poste evoca nella mente dei nostri connazionali.

In questo articolo vogliamo approfondire i prestiti per pensionati di Poste Italiane: convengono? Chi li può chiedere? Che offerte 2017 ci sono?

Prestiti pensionati Poste Italiane: convengono? Come fare domanda

Diciamo che i tassi di interesse sono molto convenienti, tra i migliori del mercato, e dunque si può tranquillamente fare un calcolo rata per confrontare e valutare l’effettiva bontà di questo finanziamento. In questa maniera sarà possibile conoscere in poco tempo il proprio impegno mensile e quale sarà la somma erogata da Poste Italiane.

Dal punto di vista della sicurezza, inoltre, le Poste non sono seconde a nessuno. Per dare ancora maggiore garanzia e tranquillità al richiedente, inoltre, è prevista la sottoscrizione obbligatoria di un’assicurazione sulla vita, che protegge sia l’istituto di credito che gli eredi nel caso di premorienza del debitore. La compagnia assicurativa, infatti, si occuperà di saldare al 100% il debito residuo.

Come fare domanda? La richiesta di finanziamento può essere fatta presso un qualunque ufficio postale, anche di sabato mattina. La richiesta viene fatta presentando i documenti necessari (documento di identità, copia del cedolino della pensione, copia della dichiarazione di cedibilità rilasciato dall’ente pensionistico, per gli stranieri una copia del permesso di soggiorno).

Età massima del richiedente. Poste italiane permettono di fare domanda a tutti coloro che hanno una pensione di anzianità INPS, ex-INPDAP e con un’età fino a 84 anni al momento del pagamento dell’ultima rata.

Erogazione del prestito

Dal momento in cui si fa domanda, entro poco tempo si riceverà l’accredito della somma richiesta ed ottenuta. Le Poste prevedono quattro alternative:

  • accredito su conto corrente BancoPosta
  • accredito su Postepay Evolution
  • accredito su libretto nominativo di risparmio;
  • ricezione di un assegno, da versare su qualunque altro conto corrente

Rimborso del prestito

Il rimborso del finanziamento viene effettuato con il pagamento di rate mensili addebitate sulla propria pensione netta. L’importo della rata mensile, sottratto alla pensione netta, deve essere – per legge – superiore o uguale alla pensione minima.

Alternative al prestito per pensionati di Poste Italiane

Se non ti convince chiedere un prestito per pensionati presso le Poste Italiane, ci sono delle interessanti alternative da poter prendere in considerazione, che puoi scoprire usufruendo di uno dei vari siti di confronto prestiti come “Il Comparatore“, che si occupa di confrontare e paragonare varie soluzioni di credito.

Alla fine dei conti, tuttavia, il consiglio di confrontare i tassi di interesse di varie banche e finanziarie è sempre valido, perché solo in questa maniera si potrà trovare l’offerta migliore e più conveniente per affrontare le proprie necessità economiche, soprattutto se si ha bisogno di un prestito in poco tempo.

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Quota 41 lavori gravosi ed usuranti https://www.inpensione.it/pensione-anticipata/quota-41-lavori-gravosi-usuranti_128.html Wed, 14 Jun 2017 09:49:07 +0000 http://www.inpensione.it/?p=128 Quota 41 per lavori usuranti, chi può andare in pensione prima?

La quota 41 è disponibile anche per tutti i lavoratori che hanno svolto dei lavori particolarmente gravosi ed usuranti. Scopriamo quando andare in pensione e come produrre la documentazione utile.

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Quota 41 per lavori usuranti, chi può andare in pensione prima?

Una delle novità pensioni 2017 è la possibilità di usufruire della Quota 41 anche per i lavoratori con mansioni particolarmente gravosi ed usuranti, così come definite dal decreto legislativo 67/2011. Oltre che direttamente i lavoratori, potranno andare in pensione in via anticipata anche gli invalidi, chi deve assistere dei familiari con disabilità grave e tutti i lavoratori disoccupati dopo un licenziamento.

La condizionale è aver lavorato almeno 12 mesi, anche non di seguito, prima dei 19 anni di età.

Quota 41 per lavori usuranti, chi può andare in pensione prima

L’attuale legge permette a tutta una serie di lavoratori che svolgono lavori usuranti di andare in pensione prima del tempo consueto. I lavori che sono oggetto di questo vantaggio sono:

  • i lavoratori addetti alla «linea catena»;
  • i conducenti di veicoli con capienza inferiore a 9 posti che svolgono lavoro di trasporto collettivo;
  • Tutti i lavoratori notturni, a condizione di avere almeno 64 notti lavorate all’anno

Come detto in apertura, l’unica condizione per poter usufruire di questa Quota 41 è aver lavorato almeno 12 mesi (1 anno) prima del compimento del 19° anno di età.

Come dimostrare di aver svolto attività usurante

A partire dal 2017, per dimostrare di aver svolto un’attività usurante sarà sufficiente dimostrare di essere stato assunto, nello svolgimento di uno dei lavori che rientrano nelle categorie elencate in precedenza (quelle dei lavori usuranti che danno diritto ad una pensione anticipata), per almeno 7 anni degli ultimi 10.

Non è più necessario aver svolto lavoro usurante nell’anno di raggiungimento dell’obiettivo pensionistico (i 41 anni di contributi, in pratica).

Usuranti e notturni, l’anticipo sulla pensione

Tutti i lavoratori usuranti e quelli notturni che hanno almeno 36 anni di contributi, potranno godere di un anticipo fino a 5 anni sulla pensione di vecchiaia classica (ovvero potranno andare in pensione a 61 anni e 7 mesi invece che dei classici 66 e 7 mesi); coloro che, invece, hanno una contribuzione inferiore, avranno un anticipo di 1 anno e 10 mesi se uomini, soli 10 mesi se donne.

Tutti gli altri lavoratori, ovvero quelli che non rientrano all’interno delle categorie predette, andranno in pensione come di consueto a 66 anni e 7 mesi se uomini, 65 anni e 7 mesi se donne.

Quando e come produrre istanza di pensionamento anticipato per lavori gravosi

Per tutti i lavoratori che hanno svolto dei lavori particolarmente pesanti e gravosi e volessero andare in pensione e raggiungeranno il requisito dei 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2017, dovranno presentare istanza di pensionamento all’INPS entro il 15 luglio 2017 (la risposta dell’ente arriverà entro il 15 ottobre dello stesso anno).

Al contrario, i lavoratori che raggiungeranno 41 anni di contributi entro il 2018, dovranno presentare istanza entro il 1° marzo 2018.

All’interno della domanda di pensionamento anticipato, occorrerà inserire anche tutta una serie di documenti allegati, quali:

  • il libro matricola o il libro unico del lavoro
  • In alternativa, il libro delle comunicazioni di assunzione, di cessazione o di variazione (viene rilasciato dal Centro per l’Impiego presso cui si è iscritti);
  • I soli lavoratori notturni dovranno anche presentare il prospetto di paga da cui si evince la maggiorazione di stipendio ricevuta per lo svolgimento del lavoro notturno.

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Pensione anticipata per depressione https://www.inpensione.it/pensione-anticipata/pensione-anticipata-per-depressione_37.html Tue, 31 Jan 2017 22:08:28 +0000 http://www.inpensione.it/?p=37 Pensione anticipata per depressione

Informazioni sulla pensione anticipa causa depressione: chi la può richiedere e qual'è l'importo dell'assegno di invalidità?

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Pensione anticipata per depressione

Abbiamo già parlato della pensione anticipata per invalidità, una modalità con la quale si può andare in pensione prima dell’età anagrafica normalmente richiesta proprio a causa di una problematica di salute tale da rendere impossibile o difficile il poter lavorare fino ad oltre una certa età.

Tra le varie cause che potrebbero portare all’opportunità di fare domanda di pensione anticipata c’è anche la depressione, una sintomatologia tale da rendere molto complesso svolgere le normali azioni quotidiane, tra cui anche lavorare.

La legge italiana prevede, infatti, la possibilità di andare in pensione anticipata non solo se si soffre di qualche patologia fisica, ma anche mentale (come la depressione, appunto, che tuttavia provoca anche problematiche fisiche).

Chi può andare in pensione a causa depressione?

Il pensionamento anticipato può essere ottenuto da tutti coloro che sono affetti da problematiche mentali di depressione e, a causa di questo, hanno perso almeno 1/3 della capacità lavorativa normale. E’ inoltre fondamentale aver versato almeno 5 anni di contributi.

Assegno di invalidità e pensione

Per chi ha al di sotto dell’età minima richiesta per andare in pensione anticipata per malattia (50 anni le donne, 55 gli uomini) può far richiesta solo dell’assegno di invalidità, che vale tre anni (si parla di assegno triennale) , ma che può essere confermato dietro richiesta del beneficiario.

Se si chiede e si ottiene l’assegno di invalidità per depressione per 3 volte di seguito (quindi dopo 9 anni), l’indennità diventa definitiva.

Invalidità etica, che cos’è?

Tra i vari problemi di carattere mentale e psicologico che possono portare all’invalidità troviamo anche la cosiddetta invalidità etica, legata ad una depressione cronica che è legata ad un turbamento psicologico grave ed irreversibile in cui il soggetto entra in maniera involontaria e “inconscia”, cioè senza essere consapevole della sua problematica.

Requisiti per la pensione anticipata per malattia depressione

Per poter avere la pensione anticipata per malattie gravi come questo disturbo dell’umore, è necessario avere un certificato medico originale con diagnosi redatta da un medico. Ovviamente, per poter andare in pensione anticipata è fondamentale anche che la sindrome depressiva sia costante nel tempo, oltre che prolungata, e che sia così grave da influisce negativamente sulla sua capacità di guadagno.

Se, nel corso degli anni, la situazione migliora e il soggetto non è più soggetto a depressione (o comunque, in maniera meno grave), la pensione di invalidità può essere revocata.

Come ha confermato la Cassazione, però, la revoca di tale pensione può avvenire solo se c’è un effettivo miglioramento delle condizioni di chi beneficia dell’indennità, provata anche in questo caso da un certificato medico.

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