La pensione complementare conviene? Ecco quanto si perderebbe se non si scegliesse

La pensione complementare conviene? Nel nostro Paese questo tipo di investimento ancora non è molto diffuso, eppure sono chiari i messaggi allarmanti che arrivano da parte della Commissione Europea e che riguardano proprio la pensione. Dai vertici europei fanno notare che gli Stati che fanno parte dell’Unione Europea con il tempo si troveranno ad avere più anziani e meno giovani, per questo diventerà più difficile distribuire il credito sociale in modo corretto.

I sistemi previdenziali sono a rischio, perché, secondo uno specifico rapporto sullo sviluppo sociale, entro il 2060 ogni lavoratore dovrà farsi carico di due pensionati. Ecco perché gli esperti europei ritengono che sia veramente importante investire in una pensione complementare. Soltanto in questo modo si potrebbe alleviare il divario fra il passaggio dalla busta paga alla pensione statale.

Ma quanto ci costerebbe rinunciare alla pensione complementare integrativa e quindi disporre di un secondo assegno previdenziale oltre a quello dato dallo Stato?

Quanto potrebbe costare non scegliere la pensione complementare

Per vedere quanto potremmo perdere, se non scegliamo di rivolgerci alla pensione complementare, dovremmo tenere in considerazione il gap previdenziale, che risulta dalla differenza tra l’ultima busta paga e l’assegno della pensione. In Italia, dove è in vigore un sistema contributivo, più tardi iniziamo a versare, meno tendiamo ad accumulare. Quindi ci ritroveremo ad avere meno soldi con la pensione e a dover rivedere il nostro stile di vita, cercando di contenere le spese.

Lo Studio di Moneyfarm

L’ufficio studi di Moneyfarm, una società specializzata in investimenti online, ha realizzato un apposito studio, per vedere quanto potrebbe costare non mettere a punto un investimento per la pensione. Sono stati tenuti in considerazione cinque profili professionali: quello quadro, l’impiegato non qualificato, il professionista, il lavoratore precario e il dipendente in un settore tecnologico.

Nella ricerca si è tenuto conto di un investimento pari al 75% dei risparmi e si è riusciti a calcolare in questo modo la capacità di risparmio media, in rapporto al capitale che ogni lavoratore può decidere di investire in un fondo pensione complementare.

Secondo i risultati dello studio, per esempio un impiegato può riuscire ad accumulare anche 98.159,36 euro, se ha una casa di proprietà, rispetto al mettere i soldi sul conto corrente. Un lavoratore precario, sempre con casa di proprietà, potrebbe arrivare a 88.939,38 euro e un dipendente del settore tecnologico a 427.379,17 euro.

Naturalmente su questi guadagni verrà applicata una tassazione del 26% e deve essere aggiunto il risparmio dell’Irpef.

Quali possibili strategie di risparmio?

Gli esperti rivelano che è molto importante tenere conto anche della possibile strategia di risparmio che vogliamo attuare. Si tratta di avere a disposizione così delle grosse somme, che consentirebbero di vivere una vita migliore anche quando si va in pensione.

Attualmente molti fondi pensione partono da investimenti di 100 euro al mese, ma per chi ha un lavoro precario potrebbe diventare davvero un bel problema quello di riuscire a risparmiare una somma mensile da destinare ad un fondo pensione complementare.

Opinioni degli esperti

Gli esperti fanno notare anche come nel nostro Paese sia stata fatta una scarsa educazione finanziaria e siamo tra i Paesi europei dove l’adesione al fondo pensione è una scelta completamente volontaria. Ecco perché molti suggeriscono di rendere questa scelta obbligatoria, come obbligatorio dovrebbe essere informarsi su queste tematiche.

Pensione complementare in Italia

Nel nostro Paese soltanto una minoranza investe nella previdenza complementare. Dagli ultimi dati a disposizione, che riguardano il 2016, gli iscritti alla previdenziale erano 7,2 milioni con un totale di 151,3 miliardi di euro.

In arrivo i fondi pensioni personali PAN europei

Si attendono previsioni sul futuro, visto che nel mercato sono aumentate le possibilità di investimenti in questo senso, specialmente con l’arrivo dei nuovi fondi pensioni personali PAN europei, che potranno essere venduti dalle banche, dalle società di assicurazioni e dagli intermediari finanziari.

Attraverso questi fondi, i lavoratori possono accumulare una sorta di pensione complementare che potranno portare con loro in tutti i Paesi dell’Europa. L’obiettivo, al vaglio della Commissione Europea, è quello di applicare la stessa tassazione in tutti i Paesi, per non creare differenze e per determinare una convenienza da sfruttare in tutti i mercati.