In Pensione https://www.inpensione.it Fri, 09 Nov 2018 14:29:53 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.1 Pensione di reversibilità: come funzionerà nel 2019 https://www.inpensione.it/reversibilita/pensione-di-reversibilita-come-funzionere-nel-2019_550.html Thu, 08 Nov 2018 13:53:01 +0000 https://www.inpensione.it/?p=550 Pensione di reversibilità

La pensione di reversibilità nel 2019 vedrà un incremento, frutto della nuova riforma che il Governo sta mettendo in atto. Tale riforma sulle pensioni vede al centro dell’attenzione mediatica ciò che riguarda la Quota 100 e la Quota 41. Vi sono però altri aspetti che sono altrettanto importanti. Cose tra le quali, per fare un […]

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Pensione di reversibilità

La pensione di reversibilità nel 2019 vedrà un incremento, frutto della nuova riforma che il Governo sta mettendo in atto. Tale riforma sulle pensioni vede al centro dell’attenzione mediatica ciò che riguarda la Quota 100 e la Quota 41. Vi sono però altri aspetti che sono altrettanto importanti. Cose tra le quali, per fare un esempio, c’è appunto la pensione di reversibilità. Nel nostro articolo andremo a vedere cosa cambierà nel 2019 in merito a questo particolare trattamento pensionistico. Non solo, per chi ancora non avesse chiaro cosa sia, spiegheremo anche di cosa si tratta.

Pensione di reversibilità: che cos’è?

La pensione di reversibilità è una quota che viene versata tramite assegno mensile agli eredi diretti del pensionato o dell’assicurato defunto. In base a quale sia delle due casistiche, siamo di fronte a due diversi aspetti di tale pensione. Ecco quali sono:

  • Nel primo caso, siamo di fronte ad una pensione di reversibilità diretta, in quanto la persona defunta era già titolare di una pensione di vecchiaia.
  • Nel secondo caso invece, siamo di fronte ad una pensione di reversibilità indiretta, in quanto la persona defunta non era ancora titolare di una pensione di vecchiaia. In ogni caso però, la persona aveva maturato i requisiti per poter ottenere un trattamento pensionistico come la pensione di vecchiaia o invalidità.

Per quanto riguarda questo secondo caso, si devono aver maturati determinati requisiti. In pratica, 15 anni di contributi versati, ed essere assicurato da almeno 5 anni. Di questi, almeno tre devono essere stati versati nel quinquennio antecedente alla morte. Si era parlato di una possibile rivalutazione delle pensioni di reversibilità sulla base del reddito, e quindi in seguito alla consegna dell’ISEE. Tale proposta però non è stata approvata.

Pensione di reversibilità: gli aumenti nel 2019

Gli aumenti della pensione di reversibilità che ci saranno nel 2019, sono legati alla riforma della pensione di cittadinanza. In pratica, se l’assegno di reversibilità è al di sotto della soglia di 780 euro, verrà integrato fino a tale cifra. Coloro che ricevono un assegno di tale importo o superiore invece, non godranno di tale integrazione.

Per quanto riguarda la richiesta di integrazione, si devono rispettare però dei limiti reddituali. In questo caso invece, è richiesta la presentazione dell’ISEE. Infatti, la pensione di cittadinanza e l’integrazione dei trattamenti pensionistici in essere al di sotto della soglia di povertà, richiedono uno sbarramento reddituale. In questo caso, per godere dell’integrazione della pensione di reversibilità, si dovrà avere un ISEE che sia al di sotto di 9.360 euro.

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Pensioni di cittadinanza 2019: ecco come funziona https://www.inpensione.it/riforma-pensioni/pensioni-di-cittadinanza-2019-ecco-come-funziona_500.html Thu, 18 Oct 2018 13:00:42 +0000 https://www.inpensione.it/?p=500 Pensione di cittadinanza

Una delle novità di questi ultimi tempi è sicuramente la pensione di cittadinanza. Con la manovra finanziaria oramai quasi al via, si comincia a osservare come funziona il discorso relativo a questa pensione. Nello specifico, quali siano i requisiti per potervi accedere. Nel nostro articolo andremo a vedere di che cosa si tratta, in modo da […]

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Pensione di cittadinanza

Una delle novità di questi ultimi tempi è sicuramente la pensione di cittadinanza. Con la manovra finanziaria oramai quasi al via, si comincia a osservare come funziona il discorso relativo a questa pensione. Nello specifico, quali siano i requisiti per potervi accedere. Nel nostro articolo andremo a vedere di che cosa si tratta, in modo da far conoscere a tutti questa nuova opportunità per il cittadino.

Pensione di cittadinanza: cos’è

La pensione di cittadinanza è quel nuovo strumento con il quale il Governo intende sostenere le persone che vivono in condizioni economiche difficili. In pratica, dando un sostegno a coloro che per varie ragioni vivono in stato di povertà. Anche nei casi in cui una retribuzione sia presente, ma insufficiente alla sussistenza. Parliamo di coloro che godono di un assegno sociale, di una pensione minima, o qualsiasi altra entrata che comunque ponga quella persona al di sotto della soglia di povertà.

Tale sostegno tanto voluto da Lega Nord e Movimento 5 stelle, ammonta ad una cifra ben precisa. Tale cifra è stata fissata e considerata giusta in 780 euro mensili. Tutti coloro che vivono in una condizione economica gravosa, con un reddito mensile al di sotto di questa cifra, potranno contare dal 2019 su questo nuovo tipo di sostegno sociale. Andiamo a capire adesso come funziona nello specifico. In pratica, quali sono i requisiti minimi per poter aver diritto e poter richiedere la pensione di cittadinanza.

Pensione di cittadinanza: come funziona

La pensione di cittadinanza altro non è che un’integrazione all’assegno minimo per i pensionati. Quelli che sono al di sotto di quella che è la soglia di povertà (dato stabilito ogni anno dall’ISTAT). Per il prossimo anno il tetto massimo percepibile sarà di 780 euro, per cui significa che un pensionato con un assegno mensile di 500 euro, percepirà come integrazione solo 280 euro di pensione di cittadinanza.

In caso di una coppia di pensionati, la cifra massima che si potrà raggiungere ammonta ad un importo di 1170 euro. Vale la stessa regola, ovvero la pensione di cittadinanza andrà ad integrare quanto già la coppia di pensionati percepisce mensilmente.

Per poter accedere alla pensione di cittadinanza però, devono chiaramente esistere dei requisiti minimi, che chiaramente non sono solamente quelli legati al reddito. Dunque, andiamo a vedere quali siano questi requisiti:

  • Quando si decide di fare domanda per la pensione di cittadinanza, si deve essere disoccupati o inoccupati. Nel primo caso, si tratta di quelle persone che hanno lavorato in precedenza, ma che per qualche motivo non hanno più un’occupazione. Nel secondo caso invece, rientrano tutti coloro che non hanno mai avuto un’occupazione in tutta la loro vita.
  • Possedere un reddito inferiore alla soglia di povertà stabilito dall’ISTAT.
  • Avere almeno 18 anni (dato chiaramente abbastanza evidente nel caso della pensione, ma posto perché sbarramento necessario per accedere al reddito di cittadinanza, che i minorenni non possono percepire).

Sebbene non sia ancora in vigore, pare oramai certa la messa in atto nel 2019. Non solo, entrambi i partiti che stanno guidando il Governo in questo momento, ovvero Lega Nord e Movimento 5 Stelle, hanno dichiarato che sarà certo anche l’importo di 780 euro.

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Pensioni: quota 100 tra dubbi e buon senso https://www.inpensione.it/riforma-pensioni/pensioni-quota-100_486.html Fri, 12 Oct 2018 10:29:48 +0000 https://www.inpensione.it/?p=486 Pensioni la quota 100

Mentre al senato è passato il Def, si comincia a parlare di pensioni e della famosa quota 100, target al quale si potrebbe uscire dal proprio lavoro e godersi la vecchiaia con la meritata pensione. Ma 100 è un valore assoluto? In realtà vi sono ancora delle contraddizioni, piccoli punti da analizzare e che saranno […]

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Pensioni la quota 100

Mentre al senato è passato il Def, si comincia a parlare di pensioni e della famosa quota 100, target al quale si potrebbe uscire dal proprio lavoro e godersi la vecchiaia con la meritata pensione. Ma 100 è un valore assoluto? In realtà vi sono ancora delle contraddizioni, piccoli punti da analizzare e che saranno valutati in corso d’opera. Parliamo di quei casi anomali che, sebbene sia in vigore la quota 100, non presenteranno i requisiti necessari per poter andare in pensione. Entriamo nel dettaglio per vedere di chiarire la questione.

Pensioni: la quota 100 non è per tutti

Inizialmente, la fuga di notizie che c’era stata intorno alla fatidica quota 100 sulle pensioni, aveva fatto pensare che chiunque, raggiungendo il valore 100 tra anni lavorati e anni di età potesse lasciare il lavoro. Quindi, chi ha lavorato 40 anni, con 60 anni di età pensava di poter finalmente chiudere la parentesi lavorativa. In realtà le cose non stanno così.

Infatti, rimane sempre fissata un’età minima per potersi astenere in via definitiva dal lavoro. Il discorso è capire al momento quale sia. Dal 2019 sarà ufficiale la quota 100, ma per capire quale sarà effettivamente la combinazione giusta si dovrà attendere il lavoro degli esperti di economia. Questi sono al lavoro per trovare la formula giusta che sia idonea alla maggioranza delle persone, e che non finisca per interessare solo una sparuta minoranza. Ma quale età minima si dovrà considerare per poter cominciare a fare i conti?

Pensioni: quota 100 con 62 o 65 anni?

La domanda non è per niente banale, in quanto effettivamente sulle pensioni e su questo tema, vi sono ancora delle idee poco chiare. Infatti, pare che al momento l’età minima per poter accedere alla pensione sulla base della quota 100 sia stata spostata a 65 anni. Dunque, si dovranno avere almeno 35 anni di lavoro sulle spalle per poter andare in pensione a 65 anni. Il problema nasce dal fatto che, se il tetto minimo rimanesse fissato a 38 anni di lavoro, verrebbe meno l’ipotesi della quota 100.

Stando alle parole del Ministro Matteo Salvini però, l’ipotesi dell’età minima di 62 anni è ancora valida e quindi attuabile. Qui vi è dunque poca chiarezza, e pare che questi saranno i casi da analizzare singolarmente e in maniera indistinta da quella che è l’ipotesi presentata nel Def approvato in senato. Vi saranno via via dei casi particolari che andranno trattati in maniera specifica. Situazioni che saranno influenzate anche da varie ed eventuali come il tipo di lavoro, lo stato di salute e così via.

La certezza al momento è che con 65 anni e 38 anni di lavoro si può andare in pensione, chiaramente non rientrando nella quota 100. Dal prossimo anno (ovvero tra appena tre mesi), ci sarà il debutto della quota 100, e si attendono chiarimenti definitivi prima della fine dell’anno in corso. Informazioni su quale sia l’età minima per andare in pensione (se 62 0 65 anni), e se saranno sufficienti 35 anni di lavoro o se ce ne vorranno 38. Quello che l’utenza spera è che venga rispettata appieno la quota 100. Quindi, sia 62 anni di età + 38 anni lavorati, che 65 anni di età + 35 anni lavorati (questa seconda ipotesi però appare poco probabile).

 

 

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INPS, come funziona: l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale https://www.inpensione.it/enti-previdenziali/inps_167.html Tue, 24 Oct 2017 16:54:17 +0000 http://www.inpensione.it/?p=167

Come funziona l'Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, ovvero l'INPS (e ex-INPDAP)? Quali servizi offre al cittadino? Vediamo anche qualche informazione utile su Prestiti e Mutui INPS.

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L’INPS, Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, è l’ente italiano principale incaricato del pagamento delle pensioni e delle indennità assistenziali. Tutti i lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati, devono essere iscritti all’INPS; tale obbligo si estende anche ai lavoratori autonomi che non abbiano una cassa di riferimento, e sono quindi tenuti a iscriversi alla Gestione Separata dell’INPS. L’Istituto è sottoposto alla vigilanza e al contro del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Le funzioni dell’INPS

Il compito più importante dell’Istituto è quello di erogare le pensioni e prestazioni previdenziali; i fondi destinati a questo scopo sono ricavati dall’attività di riscossione dei contributi, che sono obbligatori per tutti i lavoratori e determinati in base ai rapporti di assicurazione, cioè calcolati sulla base dello stipendio percepito. Le tipologie di pensioni sono tante: pensione di vecchiaia, di inabilità, integrativa, di anzianità, di reversibilità, per il lavoro svolto all’estero.

Di natura diversa sono invece le pensioni assistenziali. Queste, ad esempio l’invalidità civile o l’assegno sociale, rientrano nelle politiche di welfare, ossia rivolte a stato sociale. Sono gestite separatamente dal rapporto assicurativo di cui abbiamo parlato prima e vengono finanziate dallo Stato all’INPS, che eroga poi le corrispettive quote agli aventi diritto.

L’INPS si occupa anche di prestazioni a sostegno del reddito. Si tratta di misure volte alla tutela dei lavoratori in periodi di debolezza economica causata da particolari difficoltà nella vita lavorativa. L’Istituto provvede quindi a pagare una certa somma a sostegno del reddito e quindi del nucleo familiare stesso. Parliamo quindi di indennità di disoccupazione, di malattia, di maternità, di assegni dopo il terzo figlio e della cassa integrazione guadagni, sia ordinaria che straordinaria. In quest’area rientrano anche la gestione delle visite mediche di controllo ai dipendenti privati in malattia e l’organizzazione dei dati dell’ISE e dell’ISEE.

Altra importantissima funzione dell’INPS è quella ispettiva e di vigilanza. L’ente infatti si occupa di controllare che gli obblighi contributivi vengano rispettati dai lavoratori: gli ispettori hanno accesso ai database interni ed esterni, e tramite controlli incrociati si occupano di contrastare l’evasione fiscale e i redditi prodotti dall’economia sommersa e illegale.

Da quando l’INPS ha acquisito i compiti dell’ormai ex INPDAP, le sue prestazioni sono aumentate. Dal 1 gennaio 2012 quindi rientrano tra le sue mansioni anche l’erogazione del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e le prestazioni creditizie: prestiti, mutui, borse di studio, vacanze sport e vacanze studio, alloggio agli studenti, stage in progetti all’estero, accoglienza per anziani e malati di Alzheimer in strutture convenzionate.

I prestiti

Come abbiamo appena accennato, l’INPS si occupa anche di prestazioni creditizie, che vengono erogate direttamente dall’istituto o tramite istituti bancari e finanziari. Vediamo subito i vari tipi di prestito che si possono richiedere all’INPS.

  • Piccolo prestito gestione dipendenti pubblici: è rivolto ai dipendenti e ai pensionati pubblici iscritti al Fondo Credito; si tratta di somme modeste da rimborsare (fino a quattro mensilità nette), tramite trattenuta sullo stipendio o sulla pensione, con rate fisse fino a quattro anni;
  • piccolo prestito gestione magistrale: si tratta di un prestito concesso agli iscritti ex Enam (ente di assistenza magistrale per gli insegnanti della scuola primaria e dell’infanzia) in caso di specifiche necessità come ad esempio matrimonio, malattie gravi, nascita di figli, acquisto di un’automobile; l’importo può essere superiore allo stipendio di massimo due mensilità;
  • piccolo prestito gestione fondi gruppo Poste Italiane: i beneficiari sono in questo i caso i dipendenti di Poste Italiane e delle società ad esse collegate. Anche in questo caso il prestito è di piccola entità (l’importo può essere pari da una a otto mensilità nette di stipendio), e la restituzione avviene su base annuale, biennale, triennale o quadriennale;
  • prestiti pluriennali gestione dipendenti pubblici: i dipendenti pubblici con contratto a tempo indeterminatoe i pensionati pubblici iscritti al Fondo Credito possono far richiesta di una somma di denaro necessaria per risolvere un bisogno circoscritto. Il rimborso avviene tramite cessione del quinto dello stipendio o della pensione;
  • prestiti pluriennali gestione fondi gruppo Poste Italiane: anche in questo caso il servizio è specificamente dedicato ai dipendenti di Poste Italiane e viene concesso con rimborso entro cinque o dieci anni con trattenuta non superiore a un quinto dello stipendio netto;
  • prestiti pluriennali garantiti gestione dipendenti pubblici: questo tipo di prestito è rivolto ai lavoratori iscritti alla gestione dell’ex INPDAP e viene erogato da banche o finanziarie accreditate;
  • prestiti ai pensionati: i beneficiari sono tutti i pensionati, e il prestito viene erogato da istituti di credito o enti accreditati. Il rimborso avviene a rate e ammonta a massimo un quinto dell’importo mensile della pensione. L’INPS inoltre chiede agli istituti di sottoscrivere una convenzione che regoli il tasso di interesse, in modo da tutelare i pensionati.

I Mutui

I mutui erogati dall’Inps sono finalizzati all’acquisto della prima casa o per la surroga di mutui già contratti con altri istituti di credito, sempre relativamente alla prima unità abitativa. Nel primo caso l’importo massimo che si può richiedere è di 300.000 euro, e occorre soddisfare due condizioni necessarie:

  1.  né il richiedente né altri componenti del nucleo familiare devono detenere case di proprietà sul territorio nazionale che siano state ricevute per successione o donazione non fruibili perché gravate da diritti reali di godimento  in misura pari o inferiore al 50%;
  2. l’interessato o gli altri membri del il nucleo familiare non devono risultare proprietari di abitazioni in misura pari o inferiore al 33% di ciascuna di esse, anche se non gravate da diritti reali di godimento.

Nel secondo caso invece a queste due condizioni se ne aggiungono altre tre:

  1. l’immobile in oggetto deve essere l’unica casa di possesso di ogni componente del nucleo familiare;
  2. occorre sottoscrivere un’ipoteca di valore doppio all’ammontare del mutuo erogato, con polizza assicurativa;
  3. si deve presentare una perizia dell’abitazione timbrata da un perito iscritto all’albo, redatta massimo cinque anni prima del momento in cui si fa richiesta di mutuo.

Il rimborso avviene in 10, 15, 20, 25 e 30 anni in rate da pagarsi ogni sei mesi e posticipate.

Da aggiungere al rimborso ci sono ovviamente i tassi d’interesse. Nel caso di mutui a tasso fisso l’interesse è del 3,75%, mentre per quelli a tasso variabile il primo anno ammonta al 3,50% e gli anni successivi è calcolato in base all’Euribor semestrale maggiorato dello 0,90% di spread. A garanzia del pagamento delle rate, l’INPS iscrive un’ipoteca volontaria di primo grado sull’immobile, il cui importo è il doppio del mutuo.

Gli aventi diritto a questi mutui agevolati sono tutti i dipendenti pubblici e i pensionati iscritti all’ex INPDAP o al Fondo credito. I periodi dell’anno in cui si può inoltrare la domanda, rigorosamente solo per via telematica, sono tre: dall’1 al 10 gennaio, dall’1 al 10 maggio e dall’1 al 10 settembre, quindi entro il primo giorno di questi mesi le varie Direzioni Regionali dell’INPS pubblicano sui rispettivi siti internet i fondi stanziati per l’erogazione dei mutui, che dipendono alle disponibilità di bilancio.

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