Fondi Pensione – In Pensione https://www.inpensione.it Fri, 09 Nov 2018 14:28:03 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.4.1 Pensione casalinghe 2019: cosa c’è da sapere https://www.inpensione.it/fondi-pensione/pensione-casalinghe-2019_491.html Mon, 15 Oct 2018 09:30:38 +0000 https://www.inpensione.it/?p=491 Pensione casalinghe

La pensione casalinghe continua a essere presente, grazie ad un fondo di garanzia che l’Inps ha messo a disposizione nel 1997. Tale retribuzione spetta sia a coloro che si dedicano alla cura della propria famiglia a titolo gratuito, oppure a coloro che per motivi di inabilità non possono accedere ad un qualsiasi tipo di lavoro. […]

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Pensione casalinghe

La pensione casalinghe continua a essere presente, grazie ad un fondo di garanzia che l’Inps ha messo a disposizione nel 1997. Tale retribuzione spetta sia a coloro che si dedicano alla cura della propria famiglia a titolo gratuito, oppure a coloro che per motivi di inabilità non possono accedere ad un qualsiasi tipo di lavoro. Come fare per accedere alla pensione e quali sono i requisiti da avere per l’anno 2019? Nel nostro articolo entreremo nel dettaglio per saperne di più.

Pensione casalinghe 2019: come fare per accedervi

L’accesso alla pensione casalinghe è abbastanza facile da ottenere, basta infatti iscriversi al ‘fondo casalinghe INPS’, un fondo di previdenza che è stato dedicato esplicitamente alle persone che “svolgono lavori di cura non retribuiti derivanti da responsabilità familiari”.

Si deve versare un contributo mensile pari a 25,82 euro mensili per un periodo di almeno 60 mesi, dopodiché si avrà accesso al trattamento pensionistico sulla base della totalità dei contributi che si sono versati. Dunque, abbiamo intanto chiarito cosa si debba fare per accedere alla pensione casalinghe. Inoltre, abbiamo preso atto di quanto sia dovuto per quanto riguarda la contribuzione per raggiungere la meta. Adesso, è necessario capire quali siano i requisiti di cui essere in possesso per essere idonei a fare domanda.

Pensione casalinghe: i requisiti da avere

Prima di qualsiasi cosa, coloro che possono presentare domanda devono avere almeno 15 anni e un massimo di 65. Il trattamento pensionistico è aperto sia agli uomini che alle donne. I requisiti per poter accedere alla pensione casalinghe, oltre che a quello sull’età appena descritto sono:

  • Esercitare un lavoro in famiglia che sia legato a responsabilità verso i propri familiari, senza essere retribuiti e non soggetti a vincoli di subordinazione.
  • Non si deve essere titolari di una qualsiasi pensione diretta.
  • Non si deve svolgere alcuna attività lavorativa, che essa sia autonoma o dipendente, che preveda quindi l’essere iscritti ad altri enti previdenziali.
  • Svolgere un’attività lavorativa part-time se, in base a quelli che sono l’orario e lo stipendio, vi sia una riduzione delle settimane utili per il diritto alla pensione.

Le persone che in precedenza erano iscritte alla Mutualità pensioni, saranno iscritte d’ufficio nel nuovo Fondo pensione casalinghe e utilizzeranno i contributi versati come “premio unico d’ingresso”.

Pensioni casalinghe 2019: come fare domanda

Per iscriversi al fondo pensione casalinghe, sarà necessario presentare la domanda e l’iscrizione decorrerà dal primo giorno successivo alla data di presentazione. La domanda può essere presentata nei seguenti modi:

  • Direttamente all’INPS, o mediante un qualsiasi Patronato che sia riconosciuto dalla legge e che presti assistenza gratuita ai lavoratori.
  • La domanda può essere presentata anche tramite posta con raccomandata, da inviare apponendo anche la ricevuta di ritorno, per avere la certezza che la domanda sia stata presa correttamente in carico.
  • Si può presentare la domanda anche on-line, recandosi sul sito ufficiale dell’INPS.
  • Un altro modo per presentare la domanda è presso qualsiasi intermediario dell’INPS, enti che agiscono in sua funzione come ad esempio il patronato di cui accennato al punto 1.

Si può fare richiesta anche tramite il contact center, il numero è 803164 ed è gratuito per chi chiama da rete fissa. Per chiamare da rete mobile si deve fare lo 06164164. Il costo è secondo quella che è la tariffa del proprio gestore telefonico.

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Previdenza complementare rischiosa? In 6 punti, perché non conviene https://www.inpensione.it/fondi-pensione/previdenza-complementare-rischiosa-non-conviene_411.html Mon, 21 May 2018 09:47:33 +0000 https://www.inpensione.it/?p=411 Pensioni 2019

Perché la previdenza complementare può essere ritenuta rischiosa: quando conviene puntare tutto sul Tfr e i motivi per farlo.

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Pensioni 2019

La previdenza complementare costituisce un rischio? Oggi molti ricorrono alla costruzione di una previdenza integrativa, per essere sicuri di godere di un assegno non inferiore alla retribuzione. Tuttavia spesso non si considerano i pericoli che sono connessi a questa pratica. Aprire dei piani individuali pensionistici e delle polizze vita previdenziali può essere un’operazione che comporta qualche pericolo. Ma quali sono questi rischi a cui si può andare incontro? Perché non conviene optare per fondi di pensione complementare?

Perché è rischiosa la pensione integrativa

Nonostante l’opinione diffusa di molti, oggi chi si dedica all’apertura di una previdenza integrativa deve tenere conto di alcuni rischi e farebbe meglio quindi ad orientarsi verso altre pratiche, come per esempio la possibilità di usufruire del Tfr. Ecco perché la previdenza integrativa può essere pericolosa:

  1. non ha garanzie reali, soprattutto nei confronti dell’inflazione;
  2. è rischiosa perché è soggetta all’andamento del mercato finanziario;
  3. non è chiara perché i contribuenti non possono conoscere cosa i fondi a cui hanno aderito comprano o vendono e nemmeno i prezzi corrispondenti;
  4. è esposta agli imbrogli, poiché, non essendoci trasparenza, non è possibile scoprire eventuali operazioni non legittime;
  5. non è conveniente perché potrebbe costare molto e quindi i costi elevati non andrebbero a compensare il vantaggio fiscale;
  6. può essere esposta ai conflitti di interesse, visto che gli imprenditori possono influenzare le operazioni finanziarie per convogliare fino al 30% dei fondi verso determinate aziende che vogliono aiutare.

Vedi anche un diverso punto di vista per capire se effettivamente, guardando al futuro, la pensione complementare conviene e quanto si perderebbe se non si scegliesse  .

Perché conviene il Tfr

Il Tfr attualmente sembrerebbe essere una forma previdenziale più vantaggiosa rispetto alle pensioni integrative. Infatti il trattamento di fine rapporto è più sicuro, perché le somme che vengono messe da parte non scendono mai. Può essere considerato protettivo, perché è collegato all’inflazione, non comporta costi ulteriori, è trasparente, perché ci sono dei parametri ben precisi stabiliti dal Codice Civile. Inoltre il capitale del Tfr può essere convertito in una rendita vitalizia.

Può essere sbagliata anche l’affermazione, secondo la quale nel caso di un’azienda con meno di 50 dipendenti il Tfr rimane all’azienda stessa. Molti sostengono che in questo caso il lavoratore è quasi “obbligato” a scegliere i fondi complementari. Invece non è affatto così. Infatti vige la norma del silenzio assenso, perché in mancanza di dichiarazioni dell’interessato il Tfr finisce nella previdenza integrativa.

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La pensione complementare conviene? Ecco quanto si perderebbe se non si scegliesse https://www.inpensione.it/fondi-pensione/pensione-complementare-conviene_375.html Thu, 17 May 2018 13:51:36 +0000 https://www.inpensione.it/?p=375 La pensione complementare conviene? Ecco quanto si perderebbe se non si scegliesse

Quanto conviene investire nella pensione complementare? Gli ultimi dati che ci indicano quanto potrebbe costare la scelta di non aderire.

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La pensione complementare conviene? Ecco quanto si perderebbe se non si scegliesse

La pensione complementare conviene? Nel nostro Paese questo tipo di investimento ancora non è molto diffuso, eppure sono chiari i messaggi allarmanti che arrivano da parte della Commissione Europea e che riguardano proprio la pensione. Dai vertici europei fanno notare che gli Stati che fanno parte dell’Unione Europea con il tempo si troveranno ad avere più anziani e meno giovani, per questo diventerà più difficile distribuire il credito sociale in modo corretto.

I sistemi previdenziali sono a rischio, perché, secondo uno specifico rapporto sullo sviluppo sociale, entro il 2060 ogni lavoratore dovrà farsi carico di due pensionati. Ecco perché gli esperti europei ritengono che sia veramente importante investire in una pensione complementare. Soltanto in questo modo si potrebbe alleviare il divario fra il passaggio dalla busta paga alla pensione statale.

Ma quanto ci costerebbe rinunciare alla pensione complementare integrativa e quindi disporre di un secondo assegno previdenziale oltre a quello dato dallo Stato?

Quanto potrebbe costare non scegliere la pensione complementare

Per vedere quanto potremmo perdere, se non scegliamo di rivolgerci alla pensione complementare, dovremmo tenere in considerazione il gap previdenziale, che risulta dalla differenza tra l’ultima busta paga e l’assegno della pensione. In Italia, dove è in vigore un sistema contributivo, più tardi iniziamo a versare, meno tendiamo ad accumulare. Quindi ci ritroveremo ad avere meno soldi con la pensione e a dover rivedere il nostro stile di vita, cercando di contenere le spese.

Lo Studio di Moneyfarm

L’ufficio studi di Moneyfarm, una società specializzata in investimenti online, ha realizzato un apposito studio, per vedere quanto potrebbe costare non mettere a punto un investimento per la pensione. Sono stati tenuti in considerazione cinque profili professionali: quello quadro, l’impiegato non qualificato, il professionista, il lavoratore precario e il dipendente in un settore tecnologico.

Nella ricerca si è tenuto conto di un investimento pari al 75% dei risparmi e si è riusciti a calcolare in questo modo la capacità di risparmio media, in rapporto al capitale che ogni lavoratore può decidere di investire in un fondo pensione complementare.

Secondo i risultati dello studio, per esempio un impiegato può riuscire ad accumulare anche 98.159,36 euro, se ha una casa di proprietà, rispetto al mettere i soldi sul conto corrente. Un lavoratore precario, sempre con casa di proprietà, potrebbe arrivare a 88.939,38 euro e un dipendente del settore tecnologico a 427.379,17 euro.

Naturalmente su questi guadagni verrà applicata una tassazione del 26% e deve essere aggiunto il risparmio dell’Irpef.

Quali possibili strategie di risparmio?

Gli esperti rivelano che è molto importante tenere conto anche della possibile strategia di risparmio che vogliamo attuare. Si tratta di avere a disposizione così delle grosse somme, che consentirebbero di vivere una vita migliore anche quando si va in pensione.

Attualmente molti fondi pensione partono da investimenti di 100 euro al mese, ma per chi ha un lavoro precario potrebbe diventare davvero un bel problema quello di riuscire a risparmiare una somma mensile da destinare ad un fondo pensione complementare.

Opinioni degli esperti

Gli esperti fanno notare anche come nel nostro Paese sia stata fatta una scarsa educazione finanziaria e siamo tra i Paesi europei dove l’adesione al fondo pensione è una scelta completamente volontaria. Ecco perché molti suggeriscono di rendere questa scelta obbligatoria, come obbligatorio dovrebbe essere informarsi su queste tematiche.

Pensione complementare in Italia

Nel nostro Paese soltanto una minoranza investe nella previdenza complementare. Dagli ultimi dati a disposizione, che riguardano il 2016, gli iscritti alla previdenziale erano 7,2 milioni con un totale di 151,3 miliardi di euro.

In arrivo i fondi pensioni personali PAN europei

Si attendono previsioni sul futuro, visto che nel mercato sono aumentate le possibilità di investimenti in questo senso, specialmente con l’arrivo dei nuovi fondi pensioni personali PAN europei, che potranno essere venduti dalle banche, dalle società di assicurazioni e dagli intermediari finanziari.

Attraverso questi fondi, i lavoratori possono accumulare una sorta di pensione complementare che potranno portare con loro in tutti i Paesi dell’Europa. L’obiettivo, al vaglio della Commissione Europea, è quello di applicare la stessa tassazione in tutti i Paesi, per non creare differenze e per determinare una convenienza da sfruttare in tutti i mercati.

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