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Pensione anticipata: focus 2019

Stai valutando se andare in pensione anticipata, cioè se chiedere prima la pensione sulla base dei soli contributi invece che dell’età anagrafica? Continua a leggere, in questa guida ti diciamo tutto quello che hai bisogno di sapere su come andare in pensione prima.

Cos’è la pensione anticipata?

Introdotta con la Legge Fornero (decreto legge 201 del 2011), la pensione anticipata è quel trattamento che viene erogato nei confronti di tutti i lavoratori che sono iscritti all’assicurazione generale obbligatoria, ai fondi sostitutivi o alla gestione separata Inps (come i lavoratori autonomi e parasubordinati), al quale si arriva con il perfezionamento del  requisito contributivo, senza considerare l’età anagrafica di chi ne fa richiesta.

Quanti anni di contributi sono necessari?

La legge sulla pensione anticipata conferma che sono necessari, al 2017, 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne.

Questi requisiti minimi sono validi per i dipendenti, sia del settore privato che pubblico, e per gli autonomi.

Nel 2019 è previsto un adeguamento dei contributi minimi alla nuova speranza di vita. Al momento non è ancora dato sapere quale saranno il nuovo minimo necessario, ma facendo delle previsioni che si basano sull’evoluzione passata, si potrebbero ipotizzare 43 anni e 3 mesi di contributi per gli uomini, 42 anni e 3 mesi per le donne.

Che tipo di contributi bisogna versare per andare in pensione prima?

Da questo punto di vista non c’è un obbligo, nel senso che sono validi tutti i contributi: obbligatori, figurativi, volontari e da riscatto, a condizione che il lavoratore sia iscritto all’assicurazione generale obbligatoria e ai fondi sostitutivi, oltre che aver versato almeno 35 anni di contributi utili (cioè quelli senza considerare i cosiddetti “periodi figurativi”, che derivano dalla disoccupazione indennizzata e dalla malattia.

La penalizzazione sulla pensione anticipata

Tutti coloro che vanno in pensione prima di 62 anni di età, subiscono una penalizzazione sulle anzianità retributive che sono maturate fino al 2011. Nello specifico, si perde il 2% per ogni anno di anticipo prima dei 60 anni di età, l’1% per ogni anno di anticipo prima dei 62 anni.

Quindi, se un lavoratore va in pensione a 57 anni, perde l’8% (il 2% per ogni anno da 57 a 59 anni, l’1% per il 60° e il 61° anno di età). Questo, lo ripetiamo, solo sulle pensioni di anzianità maturate fino al 2011.

Aggiornamento 2017. Il legislatore ha più volte controllato e verificato questo sistema di penalizzazione e ha confermato la cancellazione dello stesso dal 2015 e fino al 31 dicembre 2017. Pertanto, non si applicano penali alle pensioni con decorrenza dal 1° gennaio 2015: questo significa che sulle pensioni anticipate pagate dal 1° Gennaio 2015 non si applica la decurtazione dell’assegno, anche se l’età di chi “gode” della pensione è inferiore a 62 anni.

Dal 2018 la riduzione tornerà attiva, tranne se si deciderà di mantenerla ancora ferma a zero.